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VIETATA A SOLDATESSA USA ADOZIONE CUCCIOLO IRACHENO
Secondo il regolamento del Pentagono. Proteste.  

  
  
17 ottobre 2008 - L'amicizia tra una soldatessa americana in Iraq e un cucciolo di cane salvato da un mucchio di rifiuti dati alle fiamme è stata messa a repentaglio dai regolamenti del Pentagono, che impedisce ai soldati di adottare animali da compagnia e di riportarli a casa.
Più di 30 mila persone hanno firmato una petizione online
per chiedere la restituzione di Ratchet alla sua legittima padrona, il sergente Gwen Beberg, di 28 anni. Un portavoce militare, David Russell, ha confermato che l'animale è vivo, ma non ha potuto dare ulteriori rassicurazioni.
 
Il cucciolo era stato affidato al programma 'Operation Baghdad Pups', coordinato dalla Società internazionale per la prevenzione della crudeltà nei confronti degli animali, che avrebbe dovuto garantire l'arrivo di Ratchet alla sua nuova casa di Minneapolis, nel Minnesota. Lì si sarebbe dovuto ricongiungere definitivamente con la sua padrona.
Prima di imbarcarsi all'aeroporto di Baghdad, invece, il cane é stato sequestrato da un ufficiale e Gwen Beberg ne ha perse le tracce.
 
Terri Crisp, della 'Operation Baghdad Pups', spera che il cane faccia parte di un piccolo gruppo di animali randagi soccorsi dai militari di Baghdad, che verranno trasportati negli Stati Uniti. Negli ultimi otto mesi l'organizzazione ha già spedito in America 50 cuccioli di cane e gatto a cui i soldati si erano affezionati.
 
"L'adozione di cani - sostiene Terry Crisp, coordinatrice delle programma per la salvaguardia degli animali in Iraq - vuol dire salvarli da una morte certa". Purtroppo, infatti, molta della popolazione irachena considera i quattrozampe come portatori di malattie e i soldati americani si trovano spesso a salvarli da abusi.
A smentire ogni voce di abbattimento si è dovuto scomodare il portavoce delle forze statunitensi in Iraq, tenente David Russell, mentre il deputato della circoscrizione di Beberg, il democratico Keith Ellison, ha scritto ai vertici dell'esercito per ottenere una revisione del caso. 
Per firmare la petizione:
  
(ANSA) e www.repubblica.it
 

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