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VIAREGGIO. C'è Alceo, il gattino di cinque mesi bastonato a morte nel 2006, la cui vicenda è arrivata ora nelle aule del tribunale.
E poi ci sono i cani randagi (chi sa quanti) senza nome, rimasti vittima di mutilazioni e di una morte orribile. Una storia arrivata anche su Facebook e sulla quale la Procura di Lucca ha aperto un fascicolo a carico di un uomo. Storie diverse, con il comune denominatore della crudeltà dell'uomo.
  
Il gattino bastonato. Alceo, gattino di cinque mesi di Capezzano (frazione ai piedi delle colline versiliesi) fu ammazzato a bastonate nel settembre di tre anni fa. Secondo quanto raccontato dalla sua padrona, il responsabile di tutto fu il vicino di casa, cacciatore, che l'avrebbe colpito proprio di fronte al suo cancello. Un gesto difficilmente spiegabile, nei confronti di un animale benvoluto da tutti.
Un fatto che scosse e indignò il nutrito drappello di associazioni ambientaliste della Versilia che organizzarono anche una manifestazione di protesta.
La proprietaria di Alceo fece qualcosa di più, sporgendo una denuncia che - ora - è arrivata nelle aule del tribunale di Viareggio dove l'uomo è accusato per maltrattamenti nei confronti di animali. Un processo che si annuncia lungo e di non facile definizione, visto che l'imputato sostiene (attraverso il legale) di non aver mai colpito la bestiola. A decidere la sorte dell'uomo sarà, probabilmente, la perizia che è stata affidata a un consulente.
  
Il killer dei cani. Più vicina nel tempo la seconda vicenda che ha visto come protagonisti (tragici) gli animali della Versilia. Una vicenda che - secondo l'accusa - sarebbe durata per anni, con numerosi cani di Viareggio scomparsi e poi ritrovati morti, dopo essere stati mutilati, nella periferia della città. Ieri si è appreso che la Procura di Lucca ha aperto un fascicolo contro un uomo che abita, o lavora, nelle vicinanze di Lucca.
Ma già da inizio anno il tam-tam delle associazioni aveva sollevato il problema. Non a caso l'indagine della Procura (realizzata in collaborazione con la polizia proviciale) parte da un esposto-denuncia presentato da Lorenzo Croce, presidente dell'Associazione italiana difesa animali e ambiente.  
 
A più riprese, poi, gli alberi, le cabine telefoniche, i muri di Viareggio erano stati tappezzati di volantini che invitavano a fare attenzione ai propri cani e davano indizi (talvolta anche contraddittori fra loro) sul possibile killer degli amici a quattro zampe. Fino a spingersi, addirittura, a fornire nome, cognome e foto del sospetto torturatore. Un'"epidemia" che non si è fermata in riva al Tirreno, visto che volantini dello stesso tenore sono stati affissi nel centro storico e nella prima periferia di Lucca.
  
Non basta. La vicenda - segno dei tempi - è approdata anche su Facebook, dove è stato aperto il gruppo "Fermiamo quel mostro d'uomo che tortura i cani". Una bacheca virtuale (ma dove la rabbia dei messaggi è più che reale) che - fino a ieri sera - ha raccolto 4.042 membri.
 
di Luca Cinotti
Il Tirreno
 

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