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Mestre (VE) - Tre mesi di reclusione per maltrattamenti. È la pena inflitta dal giudice monocratico del Tribunale di Mestre Chiara Bittozzi al signor P.B, contumace al processo, accusato di aver sepolto vivi cinque gattini nel proprio giardino a Martellago. La vicenda risale al maggio di due anni fa: le volontarie del Rifugio Mamma Rosa Susanna Battistin, Gaia Giacomacci e Annalisa Berengo avevano trovato in un bidone della spazzatura a Marghera cinque micetti di poche ore di vita e li avevano affidati a una signora di Martellago che aveva due gatte in grado di allattarli e farli crescere.
 
Pareva una storia e lieto fine, invece il giorno successivo le ragazze, passate a trovare i cuccioli per accertarsi delle loro condizioni, si sentivano riferire dal fratello della signora che aveva adottato gli animali che i gattini erano morti. Di fronte all'insistenza e all'incredulità delle giovani, l'uomo entrava in contraddizione, fino ad indicare il luogo della sepoltura. Le volontarie allora iniziavano a scavare proprio nel punto indicato dal padrone di casa, luogo dal quale proveniva un miagolio sommesso, soffocato dal terreno. E così per la seconda volta i cinque gattini venivano salvati e il responsabile del gesto veniva denunciato.
  
«Vogliamo rendere pubblica questa storia - racconta Cristina Romieri, dell'Associazione vegetariana - per sensibilizzare un po' l'opinione pubblica al tema dell'abbandono, della soppressione e dei maltrattamenti agli animali. Si tratta di reati puniti con il carcere, dovrebbe essere un deterrente sufficiente, invece si continuano a far nascere cuccioli per poi ammazzarli nei modi più diversi.
A Venezia si lasciano annegare o si chiudono in sacchetti di plastica che poi vengono buttati in acqua, in terraferma si sotterrano o si nascondono nei cassonetti.
Vogliamo lanciare un appello perchè episodi come questi vengano segnalati alle associazioni e alle autorità. Ci sono gattili e canili pieni di animali abbandonati,
cerchiamo persone fidate che possano adottarli e volontari che ci aiutino nelle nostre attività».
 
GAZZETTINO DI VENEZIA

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