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VENEZIA (23 agosto 2010) - È disperata la situazione dei gatti a Venezia, Mestre e nell'hinterland. Sono migliaia - difficilissimo sapere di preciso un numero esatto - i gatti randagi e i felini che vengono abbandonati e che poi si ammalano o si contagiano a vicenda.
La Dingo e l'Enpa (Ente nazionale protezione animali), le due maggiori associazioni che si occupano dei mici meno fortunati, lanciano l'allarme e chiedono aiuto al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni e all'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin.
 
Abbandono. Se l'abbandono dei cani diminuisce, al contrario cresce quello dei felini, forse sollecitato dal fatto che non ci sono normative altrettanto severe e sbarazzarsi di un gatto, nell'immaginario di molte persone, sembra meno orrido che lasciare un cane ai bordi di una strada. «Avviene di tutto - spiega Marilena De Langes (Dingo) - a Forte Marghera, ad esempio, ci segnalano l'abbandono continuo di gatti in trasportino, c'è chi li getta all'interno del forte come fossero pacchi postali, chi si avvicina con la barca e li molla lì, sapendo che all'interno operano molti volontari».
Il lavoro è senza tregua perché quasi ogni giorno i volontari ricevono telefonate di persone che hanno trovato gattini gettati via come spazzatura, abbandonati nelle barene di Campalto. Così scatta la gara di solidarietà: i volontari li curano, li vaccinano, poi si telefonano, pubblicano annunci, cercano di trovare un posto ai mici. Proprio ieri è stata adottata, grazie all'interessamento dell'Enpa, una dolcissima gattina cieca abbandonata qualche settimana fa, che ha trovato una famiglia affettuosa.
 
Numeri. «È un disastro- prosegue la vicepresidente della Dingo - la nostra associazione oltre che di Venezia si occupa dell'hinterland metropolitano, da Mestre a Spinea e Marcon, praticamente tutta la cintura urbana che dovrebbe essere competenza del distretto sanitario dell'Asl 12. Le leggi regionali e nazionali impongono alla Regione e allo Stato di intervenire nel controllo delle nascite per limitare la proliferazione del randagismo felino, meno eclatante (per abitudini) di quello canino, ma più diffuso. I cittadini si rivolgono a noi perché non esiste un pronto soccorso veterinario o comunque qualche agenzia istituzionale che si occupi della salvaguardia degli animali vacanti». 

I gatti sono migliaia, tra Forte Marghera (che non è un gattile, ma una colonia) e Malamocco ce ne saranno poco meno di 500, ma le colonie in terraferma sono numerose, sparse a macchia d'olio e i gatti migliaia. E poi ci sono le famiglie dei tanti volontari e tesserati, che ospitano i gatti in degenza nelle proprie abitazioni. Una struttura capillare ma precaria, senza aiuti e contributi, che deve pagarsi anche le spese di sterilizzazione oltre che dei veterinari e del cibo per fornire un servizio alla cittadinanza.
 
Forte Marghera. «Nella colonia di Forte Marghera ci sono circa 250 gatti - spiega Mariagrazia Silvestri dell'Enpa - noi li curiamo, i più malati li teniamo in degenza nelle stanze, ma accade che anche i sani si contaminino con quelli che stanno male (nella colonia di Forte Marghera c'è la micosi del pelo). Le spese veterinarie sono alte, facciamo tutto con le entrate dei tesseramenti e dei banchetti che organizziamo in giro, drasticamente con le nostre sole forze. Le persone devono essere sensibilizzate affinché quando trovano un animale si diano da fare nel loro piccolo. I volontari si recano tutti i giorni, due volte al giorno, a dare i medicinali ai mici». Senza contare che non esiste neanche un permesso specifico per tenere i gatti. L'Enpa manda un Sos al sindaco Orsoni: «Chiediamo che i gatti della terraferma vengano riconosciuti come gatti dei cittadini e di poter avere aiuto a livello economico».
 
di Marta Artico
gelocal.it

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