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Ucraina, strage dei randagi in vista di Euro 2012. L’Uefa: “Fatto tutto il possibile”
Secondo i dirigenti dell'organo di governo del calcio in Europa è stato fatto tutto il possibile nei confronti delle autorità ucraine per chiedere lo stop del massacro di cani e gatti. Ma secondo gli animalisti presenti sul luogo si tratta solo di prese di posizione di circostanza
28 febbraio 2012 L’Uefa cerca di prendere le distanze dallo scandalo della strage di cani e gatti randagi in Ucraina in vista dei campionati di calcio europei 2012. Secondo i dirigenti è stato fatto tutto il possibile nei confronti delle autorità ucraine (leggi la risposta della Uefa al Fatto.it). Ma sarà vero? Vediamo nei particolari come si sono svolti i fatti.
Il problema randagismo e le violenze agli animali è di lunga data in Ucraina, ma è proprio dopo l’ufficializzazione di Kiev come uno dei due Paesi, insieme alla Polonia, ospite di Euro 2012 che le stragi aumentano in numero e crudeltà. Gli animali vengono uccisi a migliaia, avvelenati, presi a bastonate o a fucilate. A incentivare questo massacro sono all’inizio proprio le autorità locali, pronte a tutto pur di “ripulire” le strade delle loro città in vista delle partite dell’estate prossima. I cani vengono raccolti a centinaia dalla neve sporca di sangue, alcuni bruciati, altri buttati nell’immondizia, altri ancora in enormi fosse comuni ricoperte poi dal cemento.
Eppure il 26 e 27 settembre 2011, dopo una due giorni di visita proprio nelle quattro città ucraine che ospiteranno l’Europeo (Leopoli, Donetsk, Kharkiv e Kiev), Michele Platini, il presidente dell’Uefa, dichiara: “Tutto procede bene”. Ovviamente Platini si riferisce allo stato d’avanzamento dei lavori preparatori a ospitare il grande evento sportivo, come stadi e altre infrastrutture. Eppure i video delle violenze perpetrate agli animali sono piuttosto eloquenti e le ritraggono alla luce del sole. “Sono molto contento di quello che ho visto e voglio congratularmi con tutte le parti coinvolte nel processo di preparazione”, ha dichiarato Platini in occasione della visita allo stadio Olimpico di Kiev. Poco dopo Platini incontra perfino il presidente ucraino, Viktor Yanukovych, che promette “il massimo impegno” del suo Paese per garantire che Euro 2012 sia una festa del calcio per milioni di tifosi. “Ci stiamo avvicinando a un appuntamento storico per il nostro Paese ed è meraviglioso farlo insieme a voi”, ha chiosato Yanukovych tra i flash dei fotografi.
Eppure, per ammissione della stessa Uefa, i suoi dirigenti erano già stati avvisati delle uccisioni dall’associazione animalista svizzera “SOS Chats” nell’estate del 2009. Ma mentre la delegazione Uefa si complimentava con le autorità ucraine per l’andamento dei lavori di preparazione di Euro 2012, le associazioni animaliste di mezza Europa si stracciavano le vesti per denunciare una delle mattanze più efferate degli ultimi decenni, con almeno 10 mila vittime solo negli ultimi mesi.
“Animal Emergency Europe” lo fa con una lettera il 31 ottobre 2011, dove chiede alla federazione calcistica di fare qualcosa. Secca la risposta della Uefa: “Non abbiamo mai richiesto alle autorità locali di sbarazzarsi dei cani randagi”. Vero. Inoltre la Uefa fa sapere di aver mandato due lettere, la prima al vice premier Ivan Vasiunnyk il 23 settembre 2009 e la seconda al suo successore Borys Kolesnikov il 1 giugno 2010, invitandoli a “prendere i giusti provvedimenti per risolvere la questione”. Vero anche questo. Ma allora la Uefa ha davvero fatto tutto quanto fosse in suo potere per fermare la strage di randagi?
Secondo Andrea Cisternino, fotoreporter italiano e delegato Oipa a Kiev, assolutamente “no”. “E’ una questione di impegno e trasparenza. Nessuno accusa l’Uefa di aver comandato le uccisioni, ma poteva sicuramente usare il suo peso diplomatico per costringere veramente le autorità ucraine a fermarle”. Inoltre, racconta Cisternino al Fattoquotidiano.it, nel settembre 2010 il sito d’informazione weekly.ua ha riportato alcune dichiarazioni di Martin Callen, dirigente Uefa, secondo le quali “l’Uefa non accetta metodi violenti per uccidere i cani randagi, ma questi non ci devono essere in nessun modo”. “Se dici questo in un Paese dove non ci sono soldi e risolvono il problema con le uccisioni non fai altro che incentivarle”, attacca Cisternino.
E poi c’è il discorso soldi. “A fine novembre l’Uefa ha detto di aver effettuato una donazione alla Protezione animali di Kiev per finanziarne le sue attività, ma tra i volontari nessuno ha mai visto un euro”. Quanto avrebbe stanziato l’Uefa? “Non è dato saperlo”, risponde Cisternino. “Sta di fatto che il 25 gennaio 2012, nel corso di una manifestazione animalista di fronte al parlamento di Kiev, il ministro all’Ambiente ucraino Mykola Zlochevsky ci ha incontrati e ci ha detto che stavano cercando i soldi per continuare le sterilizzazioni”. Insomma, dove sono finiti i soldi dell’Uefa?
A sentire l’Uefa e le autorità ucraine, da fine novembre 2011 la situazione in Ucraina è davvero cambiata. “Dopo i nostri ripetuti incontri, il ministro Zlochevsky ha ufficialmente annunciato il divieto immediato di sterminare i cani randagi”, si legge sul sito Uefa. “Le autorità hanno anche annunciato che saranno costruiti canili e che gli animali non ospitabili verranno sterilizzati prima del rilascio”. “La verità è che non è cambiato niente, le uccisioni continuano”, ribatte Cisternino a il fatto.it. Mentre ci racconta questo al telefono, riceve un’altra telefonata. Sono dei volontari, hanno trovato altri quindici cani uccisi.
di Alessio Pisanò e Dario Pellizzari Il Fatto Quotidiano