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16/08/2012 Questa storia (vera) giunge dal profondo nord est, da quella «piccola Venezia» che è la laboriosa Treviso, dove l'amore per i gatti si rispecchia nelle numerose colonie ben accudite. Era decisamente un bel gatto Oreste, e la sua proprietaria ne andava orgogliosa. Come tutti i giovinastri però aveva la maledetta mania d'inoltrarsi a cercare rogne per calli e contrade. Aveva voglia la siora Laura di redarguirlo. Si sa come sono i gatti, curiosi e testoni come pochi.
 
Un giorno Oreste, durante una delle sue scorribande notturne, viene investito da un'auto e rimane gravemente ferito. Tanto gravemente che tra interventi, terapie intensive e recupero funzionale, resta ricoverato otto mesi. Quando la siora Laura finalmente si reca in clinica per ritirare l'Oreste rabberciato, di fronte alla parcella di 4000 euro, comincia a pensare a quanto possa valere sul mercato una pelliccia di gatto, poi, desiderosa di riavere il proprio Oreste dopo otto mesi di mancate fusa, ma impossibilitata a saldare il conticino, si arrende al medico: «Dotor, se o tegna iu Oreste. Mi no go' sti schei».
  
Oreste rimane nel suo ricovero per qualche settimana, in attesa di un assegno salvifico, fino a quando una ragazza, cliente della clinica viene a conoscenza della sua storia. E passa a trovarlo un giorno, a portagli le crocchette l'altro, se ne innamora a tal punto da saldare lei il conto pur di averlo a casa. Appena sistemato nella nuova magione e, dopo averne attentamente esplorata ogni minima fessura, Oreste comincia a perlustrare il giardino, con la cautela dovuta al fatto che sei vite se le è già giocate pochi mesi prima e gradirebbe morire di vecchiaia.«Ciò, vara che bel gato cha gà ciapà quea fia dea mia vicina che a sta qua vicin», pensa la siora Laura, mentre osserva il gatto avvicinarsi al confine del giardinetto. «el xe compagno Oreste, ciò…».
   
E le pare talmente uguale che, una volta chiamato, il micio parte deciso, scavalca agilmente la bassa siepe e si trova tra le braccia della sua «vecchia» proprietaria. In quella esce la ragazza a cercare l'Oreste perduto e lo vede nelle braccia di Laura con cui si scambiano parola per la prima volta. «Ah, - dice la ragazza- sapesse che storia questo gatto…». «Te o digo mi -le risponde la siora Laura- 'sto qua el xe el me Oreste, ciò». Ma non è possibile, reclama la giovane e spiega quel che lei sa benissimo. Che il gatto era in una clinica veterinaria dove la proprietaria non voleva pagare il conto e che lei se n'era innamorata e che ora il gatto era suo e non si chiamava con quello stupido nome e che la sua vera padrona era una poco di buono.… Le baruffe si sprecano nel profondo nord est, ma questa rischiava di diventare una rissa con i vicini schierati chi da una parte, chi dall'altra. Qualcuno chiama la Polizia che riesce a stento a sedare gli animi surriscaldati.
  
«E adesso?», chiede il giovane agente al capo?. Il vecchio vigile, saggio e autorevole si esprime subito: «Deciderà Oreste». Così il gatto rimane alla ragazza, ma con l'obbligo per quest'ultima, di lasciarlo, quando al micio faccia piacere, di frequentare la siora Laura. Ciò. Oreste diventerà il gatto più coccolato e grasso di Treviso e non ho dubbi che, sotto sotto, in questa storia ci sia una sua precisa macchinazione. Solo i gatti arrivano a queste vette di furbizia.
 
Oscar Grazioli 
  
Il Giornale.it

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