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TRESCORE BALNEARIO (BG): A PROCESSO IL SERIAL KILLER DEI GATTI
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Rinviato a giudizio l’uomo, un 41enne. Prima udienza l’11 novembre. È accusato di uccisione e maltrattamento di animali. Li torturava, li strangolava e ne inviava le foto ai proprietari
“Anche la bestia più feroce ha un briciolo di pietà. Ma io non ne ho. Per questo non sono una bestia”. La frase appartiene al Riccardo III di William Shakespeare e in una storia che non vedrà mai una pena adeguata alla ferocia, è l’unica frase che possa quantomeno dare un senso agli incubi di Trescore Balneario. Incubi vissuti non da uomini, ma da felini troppo piccoli per difendersi. La vicenda diventata nota come quella del serial killer dei gatti.
Per chi non la conoscesse, non si tratta di una battaglia animalista, più o meno condivisibile. Non si tratta dell’eterno dilemma sì o no alla vivisezione in nome della scienza. Neppure si tratta di una questione di un tizio idiota che ha avvelenato il cucciolo del vicino perché gli dava fastidio.
L'annuncio
Teatro del massacro è Trescore Balneario, provincia di Bergamo.
Ci sono un computer, una connessione internet e un uomo, di 40 anni, che segue attentamente gli annunci online. Non tutti. Solo alcuni: gli annunci in cui alcune persone offrono i cuccioli dei propri gatti a chi voglia prendersene cura.
È allora che lui chiama. Si fa vivo. È gentile. Spiega quanto ne vada matto.
Finchè riesce a portarli a casa. L’incubo per i gatti inizia così.
Perché lui i gatti non li ama davvero.
Si diverte, per contro, a torturarli e a ucciderli. Senza un motivo, senza un perché. Per puro piacere. Sono così piccoli che nemmeno possono graffiarlo per difendersi.
E stanno lì a guardarlo, rantolanti, mentre lui infine li fotografa negli ultimi secondi di vita.
Il sadismo
Consumata la mattanza, l’uomo chiama gli ex proprietari, soprattutto donne.
«Come sta il nostro micio?» chiedono loro.
«Glielo mostro subito» risponde.
E via Whatsapp invia le foto delle bestiole rantolanti e seviziate.
Uno shock, per chiunque. Una vicenda di una crudeltà unica.
Dopo le prime denunce e le segnalazioni alle associazioni animaliste, l’attività del quarantenne viene bloccata a luglio del 2014. Gli inquirenti salgono in casa, che trovano in “uno stato di totale degrado”. Soprattutto, si accorgono che l’ambiente è lo stesso che compare in alcune delle foto inviate alle ex proprietarie delle bestiole. Quante siano le vittime nessuno probabilmente lo saprà mai con certezza.
Ma un’idea del luogo la fornisce Rinaldo Mangili, comandante provinciale del Corpo forestale all’Eco di Bergamo, all’indomani della fine dell’incubo: «Abbiamo trovato vari oggetti riconducibili presumibilmente alle sevizie che l’uomo perpetrava nei confronti dei cuccioli, in particolare cinture di accappatoi usate per legare le zampine dei gattini, lacci in alcuni casi disposti come cappio con i quali venivano strangolati i gattini. Noi ci stiamo occupando dei reati che ci competono, il 144 bis e il 144 ter, vale a dire l’uccisione con violenza degli animali, del resto se ne occuperanno i carabinieri».
Il processo
Ora l’uomo è stato rinviato a giudizio. Si andrà in aula l’11 novembre. L’accusa è di “uccisione e maltrattamento di animali”. Gli animalisti chiedono una pena esemplare. Ma poi i conti si dovranno fare sul codice: per la legge la vita di un cucciolo vale sempre troppo poco.
Edoardo Montolli
http://www.gqitalia.it/underground/2015/09/28/processo-il-serial-killer-dei-gatti-li-torturava-li-strangolava-e-ne-inviava-le-foto-agli-ex-proprietari/
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