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La mafia dietro la tratta dei cani dall’Est 
Acquistati in Ungheria per pochi euro vengono rivenduti in Italia. Centinaia di sequestri in Fvg. Molti muoiono nei furgoni
   
  
UDINE. Sono piccoli. A volte piccolissimi. Nati da 30, 40 giorni. Viaggiano privi di acqua, cibo e vaccinazioni. Per non parlare del pedigree. Accatastati uno sopra l’altro, in condizioni igienico-sanitarie estreme, varcano la frontiera con l’Italia in Friuli dopo oltre 7 ore di viaggio. Stremati. A volte morti. E’ l’Odissea che migliaia di cuccioli di cane vivono ogni anno trasportati dall’Ungheria all’Italia, attraverso le nostre frontiere, divenute per questo avanguardia nella lotta contro l’importazione illegale di cuccioli, anche grazie all’attività del Corpo forestale regionale, investito, per legge dal 2012, del compito di vigilanza sul benessere animale. Seicento i cani sequestrati dal 2011 a oggi.
   
Non è un caso che la Rai, dovendo girare un documentario sul traffico di cani dall’Est sia venuta a bussare proprio alla porta di un “ufficio” della Regione, quello del maresciallo Claudia Comelli, protagonista delle maggiori operazioni di sequestro in Fvg e ora anche di un documentario che sarà trasmesso su Rai 2 il prossimo 4 maggio, alle 10.30, nell’ambito del programma “Cronache animali”.
  
Un’avventura che l’ha portata a percorrere a ritroso le orme dei trafficanti, risalendo le strade dell’Est fino a Pécs, antica città situata nel sud-ovest dell’Ungheria, non troppo distante dai confini con la Croazia e con la Serbia. La città ha 170 mila abitanti e un grande mercato, forse il maggiore per la vendita illegale dei cani, che si tiene ogni prima domenica del mese.
   
«Siamo arrivati verso le 5 del mattino - esordisce Comelli con la voce che ancora trasuda emozione per quanto visto in Ungheria poche settimane fa - cani, di tutte le razze, venduti come fossero merce qualunque, tenuti per ore nel palmo di una mano o dentro i bagagliai aperti delle auto. Cani di un mese o poco più (contro i tre richiesti per l’esportazione, più i 21 giorni della vaccinazione antirabbica), venduti senza microchip, senza certificazioni veterinarie, senza passaporto».
   
Choccante anche il prezzo: per portarsi a casa un cucciolo - «Ce n’è di ogni razza», assicura Comelli - bastano 30/40 euro. Nulla, rispetto a quanto mettono in tasca i trafficanti nel nostro Paese, dove i cuccioli vengono rivenduti, in allevamenti, negozi e spesso su internet, anche oltre i mille euro. «Il traffico illegale dei cani vale ormai più di quello della droga e la mafia – afferma il maresciallo - lo usa sempre più per ripulire denaro sporco».
  
  
Negli ultimi anni sono migliaia i cuccioli sequestrati in Fvg tra operazioni piccole, da poche decine di esemplari, a maxi come quando nel 2012 ne vennero scoperti ben 400. Molti di questi non ce la fanno, piccoli e deboli come sono, per di più affamati e senz’acqua. Non resistono al lungo viaggio no stop che sì dall’Ungheria alla frontiera italiana costa 7 ore di viaggio ma che poi in molti casi prosegue senza sosta verso il Veneto e ancora giù, diretto alle regioni del sud ,se non all’estero, «con i cani imbarcati su navi e aerei», svela ancora Comelli.
  
E’ un commercio che fa orrore, ma che fermare appare difficile. A dirlo è ancora il maresciallo del Corpo forestale regionale: «Il problema è che in Ungheria non c’è regolamentazione. A Pécs quasi ogni famiglia ha un cane da riproduzione e vende i cuccioli senza problemi ricavandone un’integrazione al reddito di qualche centinaio di euro che lì, in un contesto di povertà diffusa, diventa fondamentale», conclude Comelli, cosciente che a fronte di quest’impossibilità d’incidere alla radice del fenomeno diviene fondamentale, strategica l’attività di contrasto svolta dal Corpo forestale e dalle forze dell’ordine, non di rado in collaborazione.
Di Maura Delle Case
  
http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2014/04/19/news/la-mafia-dietro-la-tratta-dei-cani-dall-est-foto-1.9077772

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