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Torino - 17/12/2011 - Sono trecento, senza tetto e adesso vivono in un carcere, ma non sono detenuti. Sono i mici, Cicia in testa, della colonia del carcere delle Vallette diventati compagni di vita dei detenuti e degli agenti di custodia.

Il progetto si chiama «Casamici» villaggio per gatti randagi dietro le sbarre, che da oggi in poi saranno curati e controllati da cinque detenuti che fanno parte della cooperativa «Punto e a capo» che opera all’interno del carcere dal 2005. Ieri la presentazione ufficiale nella falegnameria delle Vallette dove si stanno preparando le venti «cucce» per Cicia e i suoi simili, piccole casette di legno dove possono trovare riparo che saranno messe in punti strategici dove di solito si trovano i mici delle Vallette.
I detenuti si occuperanno di dare loro cibo e di prendere gli eventuali cuccioli da dare in adozione, oppure di recuperarli per fare in modo che il veterinario possa vaccinarli o sterilizzarli. «Ecco Cicia guarda quant’è bella», ieri la micia è stata tra le più ammirate, è quella che ha più confidenza e tra l’altro è la mamma di una «buffina» nel senso che uno dei suoi cuccioli ha trovato famiglia a casa del direttore del carcere Pietro Buffa. «Al progetto collabora l’Enpa con i suoi veterinari ed educatori che si occuperanno anche delle eventuali adozioni dei cuccioli», ha spiegato ieri Silvia Delma responsabile della cooperativa.

Ma all’interno delle Vallette i 300 gatti non sono gli unici animali, un vero e proprio zoo si nasconde nelle sezioni del Lorusso Cotugno. «Animali che ogni tanto riescono anche a stemperare le tensioni» dicevano gli agenti. Poco più in là nell’ufficio di un ispettore ci sono anche due gabbie con almeno una decina di cardellini, un acquario e il «re» della colonia felina: Ciccio un gattone rosso tigrato di dieci chili.

La storia degli animali che trovano una «casa» e un compagno umano all’interno dei carceri è lunga, da Robert Stroud «L’uomo di Alcatraz» che divenne un ornitologo di fama internazionale allevando per caso un passero nella cella della tristemente famosa isola, fino ad alcune realtà come il carcere di Bollate in Lombardia dove alcuni detenuti seguono un corso per diventare stallieri, e i cavalli fanno vita in comune con gli «studenti» all’interno delle mura carcerarie. Insomma pet therapy di vita: in compagnia e in aiuto di un animale si può ricostruire una vita.
In un giardino all’interno vivono allegramente Lilli, Shila e l’ultima arrivata Camilla, sono due cagnoline meticce bianche e panna e una cucciola di poco più di due mesi e di una vivacità contagiosa

ANTONELLA MARIOTTI

 
http://www3.lastampa.it/lazampa/articolo/lstp/434782/

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