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Savona - Due cani morti avvelenati nelle ultime settimane, più un numero sterminato di gatti scomparsi. E un possibile, seppur sommario, identikit di un uomo armato di bastone sui 50 anni, che di notte sarebbe stato visto aggirarsi nei fine settimana dai vicini di casa intento a colpire gatti randagi e a seminare bocconetti avvelenati. Epicentro dell’allarme e dei passaparola tra i proprietari dei cani per girare alla larga dalle possibili zone a rischio è il quartiere di San Michele, a ridosso delle Fornaci. Al civico numero 8 abitano i proprietari dei due cani morti avvelenati. E da lì è partito il passaparola tra proprietari dei cani e gli amanti degli animali: «State attenti che girano bocconi avvelenati». Con il passaparola sull’allarme che ha concentrato il pericolo nell’area verde e nei giardini all’interno dell’area park privata con i parcheggi a sbarre gestiti dall’azienda municipalizzata dell’Ata nei pressi del ponte e dell’area denominata Rialzo.

Le voci e i sospetti raccolti tra i volontari dell’Enpa e i residenti sono tanti. Sta di fatto che i proprietari dei cani che abitano in via San Michele al civico numero 8 dopo aver saputo dei due animali morti -“per avvelenamento dopo aver mangiato un boccone adulterato” ha diagnosticato il veterinario- si sono dati da fare con il passaparola e posizionando cartelli poi rimossi. Indicando il posto dove i bocconetti sarebbero stati trovati. Ovvero l’area davanti al civico numero 8 di via San Michele dove si trovano anche numerose colonie feline gestite dall’Enpa, l’ente protezione animali, con due casette rifugio per i mici.

Ieri pomeriggio dopo il diffondersi del passaparola sulla presenza di esche e bocconetti avvelenati è stata la responsabile Enpa Maria Diani che si occupa del recupero degli animali a fare il punto della situazione a San Michele. «Le segnalazioni che ci arrivano sono tante, ma quando invitiamo a fare denuncia per i casi dei cani avvelenati o dei gatti scomparsi le persone che ci segnalano il problema si tirano indietro perchè dicono di non essere sicuri». La responsabile Enpa conferma i due casi di cani avvelenati: «I sospetti ci sono e riguardano un uomo della zona su cui vigileremo» aggiunge. Non è difficile capire chi possa essere chiedendo nel quartiere a chi porta a spasso un cane. Caterina Zunino è una delle due proprietarie che al civico 8 ha visto il suo cane avvelenato.

 «Si chiamava Lucilla, non è stato possibile fare nulla per salvarla. È stata operata nei mesi scorsi, e poi si è trascinata l’agonia- spiega la signora Caterina, ex giornalista e donna di spettacolo- qui nel quartiere succedono cosa strane che è bene che vengano alla luce. La mia cagnetta è morta per aver mangiato un esca avvelenata che erano state messe nei garage». Poi indica il suo portone: «Ci sono vicini che hanno visto un uomo di mezz’età uscire di casa armato di bastone per picchiare i gatti». Prima di Caterina Zunino è toccata anche alla famiglia Rinaldi sempre nello stesso palazzo vedere il proprio cane in agonia per i bocconi avvelenati. I residenti ora si sono attrezzati con il passaparola.

«Qui la situazione purtroppo è così. Cani, due nelle ultime settimane, e gatti che muoiono o scompaiono» rivela Rosangela Piera Bertone che abita in una traversa di via San Michele davanti ai bagni Marinella.

Roberta Pisani e Cinzia Di Martino con i loro “Penny” (un golden incrociato) e “Camillo” sulla passeggiata delle Fornaci nei pressi dei Bagni Olimpia sono state fermate nei giorni scorsi dai volontari-vedette: «Un signore, anziano e gentile, con notevole senso civico ci ha fatto sapere della presenza di bocconi avvelenati nella zona, e dei due cani che sono morti. Ci ha invitato a fare attenzione e diffondere il passaparola. È stato molto cortese» spiegano le due giovanni donne. Nel parcheggio Rialzo i coniugi Giovanna e Guido Demo portano a spasso il loro cane. Sono turisti che arrivano da Torino. Vengono avvisati della mobilitazione anti-bocconi tirano via il loro cane “Leila”. Sono davanti al famigerato civico numero 8: «Adesso ci stiamo attenti, non lo sapevamo». E intanto c’è chi nel quartiere si organizza per organizzare la caccia all’avvelenatore.

Il Secolo XIX

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