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COLLARI ELETTRICI, DENUNCIATO PROPRIETARIO
Ora il Bracco Francese è al sicuro in una struttura per animali maltrattati. 
 
  
8 novembre 2010 - Forse quel Bracco Francese di pura razza e dotato di pedigree non era poi il suo migliore amico, se in casa gli agenti della polizia provinciale hanno trovato due collari elettrici anti-abbaio e un telecomando a distanza, in grado di scaricare una scossa sul collo dell’animale attraverso la pressione di un piccolo pulsante.
Nei guai è finito un italiano di Santa Margherita d’Adige, indagato dal pm Sergio Dini per abbandono di animali, come recita l’articolo 727 del codice penale. I fatti sono di mercoledì scorso. È il tardo pomeriggio quando al campanello della casa di Santa Margherita d’Adige suonano gli agenti della polizia. Vanno a colpo sicuro: una soffiata probabilmente ha detto che in quell’abitazione c’era qualcosa che non andava. E infatti cercando in garage, i poliziotti trovano due collari con elettrodi e un telecomando.
 
Oggetti che l’uomo - subito denunciato - usava per controllare ed educare il cane, un Bracco Francese che aveva acquistato qualche tempo prima da un canile. Se l’animale abbaiava o faceva qualcosa che non andava, ecco che al suo padrone bastava premere il pulsante del telecomando per far sì che una scarica elettrica venisse rilasciata dal collare.
Spetterà ora alla magistratura stabilire grazie alle indagini, da quanto andava avanti quest’educazione «forzata» del cane, che è stato sequestrato e messo in una struttura per animali maltrattati. Ma quella dei collari a elettrodi è una moda sempre più in via di diffusione.
 
Se da una parte infatti non è reato commerciarli né tantomeno possederli, d’altro canto ne è vietato l’utilizzo, come stabilito dalla Corte di Cassazione con la sentenza numero 15061, della Terza Sezione Penale.
 
Nicola Munaro – Corriere del Veneto
 

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