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ROMA: CASILINO 900 - EMERGENZA RANDAGI
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La cerbottana del Casilino 900
Manca la cerbottana, Nessuno è in grado di effettuare la cattura da remoto, se non dietro robusti compensi: è la ragione per cui, in prima analisi, al Casilino 900.
Cani e gatti
sono rimasti per settimane
allo sbando dopo lo sgombero del campo, in preda a fame, sete, incendi e carcasse dei propri simili.
L'ufficio tutela e benessere degli animali aveva infatti richiesto alla Asl competente il
prelevamento di 38 cani
dal terreno abbandonato, predisponendo altrettanti alloggi nei canili municipali.
Ma
alla Muratella ne sono arrivati 6, poiché gli altri non si sarebbero lasciati prendere dagli operatori sanitari.
Nessuno infatti, è emerso, dispone più di uno specialista capace di sparare a distanza l’anestetico per addormentare gli esemplari più spaventati. Un tempo ce n’era uno costosamente incaricato in pianta stabile, poi defalcato dal bilancio. E non si prevede via di mezzo per fruire di tali servigi (forniti a Roma da poche persone esperte) alla bisogna. Né alcuno, nell’emergenza, si è offerto volontario.
Così, nel dubbio, si è scelto di rimanere immobili.
Tutti, tranne
due ragazzi, che negli ultimi giorni si sono introdotti abusivamente nel campo sigillato e hanno incominciato a nutrire gli animali supperstiti, a portare via quelli in condizioni estreme ricoverandone un paio in clinica veterinaria a proprie spese, e a chiedere aiuto.
Appello cauto nel vuoto fino a ieri, nonostante uno scenario sinistro che tuttavia si riduce ad appena dieci ani ancora vivi, e ancora parecchi gatti in difficoltà.
Una situazione che non si sarebbe mai creata se solo gli animali fossero stati prelevati al momento dello sgombero del camp, con un giusto coordinamento fra tutti gli uffici.
Margherita D’amico
Corriere della Sera
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