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LA SENTENZA DEL TRIBUNALE ASSOLVE TUTTI
RIETI, IL REATO È ARRIVATO DOPO IN GAZZETTA UFFICIALE
 
Questione di tempismo. Siccome il delitto di uccisione di animali non era ancora legge, e i cani ritrovati nella fossa comune erano morti da più di un anno, prima che uscisse la Gazzetta Ufficiale il 31 luglio 2004, il reato non esiste. Il fatto non sussiste. Ecco qua.
 
La Gazza assolve tutti. Eppoi, la causa della morte non è stata accertata.
I cani entravano già malaticci. Morire non era la sorte inflitta ma il loro dovere. Così dice la sentenza che assolve tutti. Nei canili si va per morire, non per fare altro. Come i vecchi negli ospizi. Rieti è uno scherzo, Rieti non è mai esistita. Colle Arpea, dove sorge il canile, è in un altro mondo. Al processo però c’erano tre imputati veri, il gestore e il direttore sanitario del canile.
 
L’accusa: «Per crudeltà e senza necessità cagionavano la morte di circa 140 cani ricoverati sotterrandone le carcasse e in zona limitrofa per crudeltà e senza necessità maltrattavano i cani cagionando loro lesioni, sottoponendoli a sevizie, tenendoli rinchiusi in gabbie sovraffollate, soggetti alle intemperie...».
Basta così. Morale, ecco il pubblico ministero: «Assoluzione perché il fatto non sussiste». Libero come l’aria Leonardo Bordi, della Tecnovet srl, proprietario e gestore, liberi l’altro cogestore e il veterinario della struttura.
 
LA PADANIA-DALLA PARTE DEGLI ANIMALI
Viaggio nell’Italia bestiale Nona puntata (9 - continua)
A CURA DI STEFANIA PIAZZO
 
Nelle immagini il cimitero dei cani, finito sotto processo e assolto dal Tribunale di Rieti
 
Chiliamacisegua
 

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