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QUEGLI ANGELI A 4 ZAMPE CHE SALVANO VITE
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MILANO
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Si infilano senza timore negli anfratti e nelle fessure più strette, passando fra una trave e un cumulo di macerie. E con il loro fiuto sono in grado di indicare con precisione il punto in cui vi sono persone sepolte che devono essere tratte in salvo.
Le drammatiche immagini del terremoto in Abruzzo hanno portato in evidenza anche loro, gli «angeli» a quattro zampe, i cani da catastrofe che in queste situazioni si rivelano più utili di qualunque strumento di rilevazione elettronica.
SQUADRE MOBILITATE
- Sono molti, i cittadini di L'Aquila e dei piccoli comuni devastati dal sisma, che probabilmente devono la loro vita a Yuri, Laka, Athos e alle decine di altri cani che in queste ore hanno affiancato i soccorritori nell'opera di salvataggio. Fin dalle ore immediatamente successive ai crolli, sono state una
sessantina le unità cinofile impegnate sul campo, dislocate tra il capoluogo e gli altri centri dove sono stati registrati crolli di edifici.
La protezione civile e le altre organizzazioni scese immediatamente in campo - dalla Forestale alla Croce Rossa, passando per carabinieri, polizia, guardia di finanza e corpi militari - hanno mobilitato le proprie squadre di ricerca, ben sapendo che la rapidità in questi casi è fondamentale nel decretare le possibilità di successo. E' proprio in questi frangenti che
l'uomo ha bisogno di affidarsi al suo più fedele amico, capace di arrivare dove lui mai non potrebbe, e di percepire segnali, suoni e odori che diversamente non sarebbero colti.
CONNUBIO UOMO-CANE
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Le unità cinofile impiegate in Abruzzo provengono dalla Lombardia, dal Lazio, dalla Toscana dal Veneto e da diverse altre regioni e sono organizzate perlopiù dall'Ucis
(Unità cinofile italiane da soccorso), l'organizzazione che raccoglie i diversi gruppi istituzionali e di volontari sparsi sul territorio nazionale. Ogni unità è composta da un cane e dal suo conduttore, che formano un connubio inscindibile, basato soprattutto sulla fiducia reciproca e su una certa capacità di confidenza e di intesa. E' da questa specialissima relazione a due che scaturisce quella sincronia che si rivela spesso determinante nelle situazioni più difficili, quelle in cui si lotta contro il tempo.
NON SERVE IL PEDIGREE
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Le razze che vengono utilizzate sono le più diverse: pastori tedeschi, labrador e golden retriever, collie, pastori del Belgio.
Per particolari situazioni, come le ricerche in caso di valanghe o in acqua, vengono impiegati anche cani di grossa stazza, come i San Bernardo o i terranova. Ma nelle situazioni in cui il cane affianca l'uomo nelle ricerche, non è indispensabile avere un pedigree:
sono diversi i casi di cani impiegati dalle forze dell'ordine
che si sono rivelati validi «agenti» pur essendo dei meticci e, in alcuni casi, degli ex trovatelli adottati in un canile o recuperati nel corso di operazioni contro il traffico di cuccioli.
UN GIOCO CHE SALVA VITE
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Ed è proprio quando gli animali sono cuccioli che inizia l'addestramento. Come se fosse un gioco
: i cani vengono abituati a trovare oggetti, a muoversi su terreni impervi, a utilizzare l'olfatto. Ogni volta che un esercizio viene compiuto nel migliore dei modi, l'animale viene gratificato. E così è indotto a ripeterlo e a farlo sempre meglio.
Il gioco diventa via via più difficile e più specializzato. Fino a che l'addestramento - che può durare tra un anno e mezzo e i due anni - sarà completato e il cane, ormai diventato adulto, sarà da quel momento un valido alleato nell'aiuto alle popolazioni in difficoltà.
VIDEO:
http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_d4bcccd0-2373-11de-aefc-00144f02aabc&vxBitrate=300
Alessandro Sala
07 aprile 2009
corriere.it
Foto: Ansa
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