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CANI NELLE CORSIE OSPEDALIERE "NESSUN RISCHIO MA DIFFICILE DA ORGANIZZARE"
Reazioni alla decisione del Comune di Prato. 
 
  
25 lug 11 «I cani in corsia? Se sono tenuti bene e sani non ci sono problemi per i ricoverati, piuttosto credo che le difficoltà possano essere organizzative». Francesco Leoncini dirige le malattie infettive ospedaliere di Careggi, vive in campagna e ha due cani e tre gatti. Non vede problemi dal punto di vista sanitario per la presenza degli animali in reparto. «Intanto però, vorrei sottolineare come ci sia differenza tra i cani e i gatti, che possono scappare più facilmente, cosa che non va bene in un reparto».

 
Ma il contatto con gli animali non mette a rischio la salute di chi è ricoverato? Non c´è la possibilità che vengano trasmesse malattie a chi è già in condizioni di salute difficili? «Se il cane è ben tenuto non c´è nessun pericolo - dice sempre Leoncini - Non ci sono rischi legati al passaggio di malattie. Ovviamente ci sono certi reparti intensivi in cui la loro presenza non può essere accettata». Al primario è capitato varie volte di avere cani nel suo reparto. «Non proprio dentro - spiega - noi abbiamo un ballatoio accanto all´area di degenza ed è successo che su richiesta di pazienti, magari ricoverati a lungo, abbiamo fatto venire i loro cani a trovarli e si sono incontrati in quella zona». Nessun problema dunque al via libera ai cani? «Insomma, mi sembra che la cosa possa avere delle criticità più dal punto di vista organizzativo. Intanto bisogna che agli altri ricoverati gli animali non diano fastidio e poi non devono richiedere l´intervento del personale del reparto. È necessario che ci sia sempre un accompagnatore dell´animale, che non può assolutamente restare solo con il paziente. Se il cane facesse i suoi bisogni sarebbe un bel problema. Ovviamente sarebbe meglio avere uno spazio all´aperto vicino ma spesso non è così».

 
Sempre a Careggi, il direttore sanitario Valtere Giovannini non vede problemi nella presenza dei cani. «Basta che il primario o più in generale il reparto valuti bene la situazione e decida di conseguenza. Dobbiamo fare il possibile per far stare meglio i nostri pazienti e se gli animali servono a questo, ben vengano». Paolo Morello è il direttore generale dell´azienda ospedaliera di Siena. Quando era il numero uno del Meyer ha introdotto la pet therapy, poi avviata in altre realtà. «Il successo di quell´esperienza può essere un buon punto di riferimento - spiega - in soldoni si tratta di far avvicinare un animale, in quel caso appositamente addestrato, al letto del malato per stimolarlo positivamente dal punto di vista psicologico. È ovvio che questa stimolazione possa essere ancora maggiore con l´animale di proprietà». Quello di Morello non è però un via libera incondizionato. «Credo che le direzioni sanitarie delle aziende debbano valutare tutti i rischi e solo a quel punto dare il via libera. Non ci devono essere conflitti tra gli aspetti psicologici positivi e quelli organizzativi da un lato e igienico sanitari dall´altro».

(mi.bo.) - La Repubblica Firenze


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