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Lacrime di coccodrillo sul cavallo morto al Palio A Siena un altro baio è morto in uno schianto

 
E' l’ennesimo massacro su una pista non adatta per correre. L'animale si è gettato sugli spigoli di una transenna con la violenza di chi ha deciso di farla finita. Le autorità affermano che "ha sbagliato la traiettoria" e invece di fare la curva è andato a sbattere 

 E adesso stiamo assistendo alla solita commedia di sapienti guitti che, dal palcoscenico del Palio, recitano un’antica commedia, che prevede, nel primo atto, i lamenti funerei per la dipartita del povero cavallo e, nel secondo, la scalata degli specchi con le unghie, nel tentativo di spiegare a un volgo perplesso che, nonostante tutte le precauzioni prese, per l’ennesima volta l’equino in corsa ha sbagliato qualcosa, procurandosi la morte. Forse il suicidio, per una depressione velata e non diagnosticata per tempo dagli scienziati che hanno somma cura dei destrieri senesi, forse un raptus, come capita talvolta alle menti umane, una sorta di blackout, dove un abbassamento improvviso della serotonina, associato all’innalzamento della dopamina e all’entrata di Venere nella costellazione di Cassiopea, hanno portato im mezzosangue arabo a scegliere il solito maledetto ponte, quello che si affaccia sulla curva di S. Martino, ormai tristemente nota, nella storia del Palio, per i tanti che hanno scelto quel luogo per togliersi la vita.
Si chiamava Messi, ma non ha avuto la stessa fortuna dello straordinario e funambolico calciatore argentino. Era un cavallo baio di sei anni che avrebbe dovuto correre oggi il Palio dedicato a una delle immancabili figure di santi o madonne (quella di Provenzano esattamente) per la contrada della Chiocciola. In effetti era sembrato un po’ intristito negli ultimi tempi, ma nessuno, neanche il suo fantino (Sgaibarre) ha capito che cosa passava nella sua mente. È diventato tutto chiaro quando ieri, nel corso della quarta prova, al secondo giro di piazza del Campo, il povero cavallo si è gettato sugli spigoli di una transenna con una violenza, che solo chi ha deciso di farla finita riesce a sprigionare. Ha trovato un diabolico pertugio fra sistemi di sicurezza che neanche la Nasa mette a disposizione per gli astronauti americani. Insomma, come hanno affermato, le autorità, Messi «ha sbagliato la traiettoria» e invece di fare la curva, come tutti i cavalli assennati, è andato a sbattere dritto contro lo spigolo di una transenna, di quelle che neanche la Formula 1 si può permettere. Mi sembra di sentire le parole del sindaco, «Ovvia, se un ciuho si vole ammazzà, alla fine ce la fà».

 
Infatti sono tanti i cavalli che ci hanno rimesso la criniera. Se qualcuno, specie tra le autorità senesi, soffrisse di amnesia retrograda, gli ricordiamo che dal 1970 a oggi sull’anello di tufo sono morti ammazzati quasi 50 cavalli, chi con i nodelli spaccati, chi con il collo spezzato, chi «sparato» sul campo, chi portato nella fantaclinica del Ceppo, dove però lavorano dei veterinari (bravi) che purtroppo non hanno imparato all’università a fare miracoli. Praticamente uno l’anno, immolati chi alla Madonna di Provenzano e chi alla Madonna dell’Assunta, con il lecito dubbio che le Vergini in questione abbiano desiderio d’essere ricordate con manifestazioni meno cruente e luttuose.
Un tempo il Palio era corso da possenti cavalli che ci mettevano tre minuti a varcare il traguardo, ma difficilmente si fratturavano le zampe. Troppo lenti, per i tempi moderni. Oggi imperano la velocità parossistica e il business che ha accompagnato, nel tempo, la crescita della manifestazione. E allora dentro i purosangue, poi i mezzosangue, nervosi, velocissimi, le zampe delicate come virgulti in crescita. Poi le barriere, le transenne e le protezioni con i materiali della Formula 1, le ambulanze e la megaclinica del Ceppo. Niente da fare, muoiono lo stesso. Sbagliano traiettoria, forse apposta.

 Oggi, come prevede il regolamento, correranno solo nove contrade, tempo permettendo. Inutili le richieste degli animalisti, di fermare il Palio per lutto, inutili le minacce del Codacons, di denunciare gli organizzatori, inutili le gelide parole del ministro Brembilla («Il Palio non è più intoccabile»).
«Oggi abbiamo eccezionali misure di sicurezza, controlli spietati negli allevamenti, visite cliniche meticolose prima della corsa». Le solite parole del sindaco e dei suoi sodali.Quello che non avete, caro sindaco, lo scriviamo da anni. Non avete la pista adatta e lo dimostrate ogni anno. E ora speriamo che qualche santo eviti altri suicidi.

di Oscar Grazioli
   
Il Giornale


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