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ARCELLA (PD). Hanno attirato la sua attenzione, sapendola docile e ruffiana. Lei si è avvicinata, fiduciosa. Sperando in una carezza o magari in un boccone di cibo. Invece hanno estratto un coltello. E, mentre uno la teneva stretta, l’altro le ha tranciato via la coda.
  
Lei è una gattina dal pelo bianco e grigio con gli occhioni verdi. Una trovatella, che da qualche mese viene accudita da Claudia, una donna che abita nei pressi di via Duprè all’Arcella. Loro sono due balordi senza nome che con la complicità del buio hanno agito «per gioco».
Un gioco sadico e gratuito. Una «bravata» molto probabilmente messa a segno da due ragazzacci della baby-gang che da tempo, in quartiere, sta seminando il caos. Adolescenti che hanno dai 10 ai 15 anni d’età, giovanissimi che sono italiani, moldavi e rumeni. Gruppetti cui piace bazzicare in zona San Carlo e San Bellino, ora monitorate dagli agenti delle forze dell’ordine, ma che non disdegnano neppure via Duprè e la vicina via Fornace Morandi.
  
Soltanto tre mesi fa, a San Carlo, la polizia ha arrestato un diciottenne che seminava il panico dietro al Pam, estorcendo soldi ai coetanei e non solo. A suon di minacce. «Ho visto solo due ombre che fuggivano via, nella notte», racconta la padrona della gattina. «Non li ho guardati in viso, non so chi siano. Certo è che il quartiere non è affatto tranquillo. Qui c’è da avere paura», ammette. «Nonostante ciò - aggiunge Claudia, che per i gatti nutre un amore innato - mi sono fatta forza e sono andata a sporgere denuncia contro ignoti ai carabinieri».
Il racconto è di un realismo crudo, agghiacciante. Pare di sentirle le fusa dell’animale che si contorcono in lamenti incontrollabili. «Ero di sopra, quando ho sentito i suoi gemiti di dolore. Un lamento simile a delle urla. Mi sono precipitata giù: la gatta - dice la donna - era nascosta in un cespuglio e non voleva uscire. Quando finalmente sono riuscita ad afferrarla, era completamente ricoperta di sangue».
 
La micia ha rischiato di morire dissanguata. Adesso sta bene, anche se al posto di una folta coda si ritrova con un moncherino. La sua disavventura le è costata due operazioni. E questo non è un «gioco». Né uno scherzo.
 
Morena Trolese
  
Mattino di Padova

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