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NON SOLO CANI E NON SOLO ABBANDONO

Non solo cani e non solo Meridione. L’abbandono non conosce confini geografici o di specie. Da Nord a Sud non si contano i gatti lasciati soli in mezzo a una strada a morire di stenti o di botte.


In Sicilia c’è penuria di canili. In altre regioni le strutture ci sono, ma scarseggiano i fondi, gli operatori e una cultura degli animali. La coabitazione è un disastro. Ogni tanto si fanno delle tavole rotonde e si stila l’ennesima lista dei loro diritti, conosciuti e condivisi da una ristretta cerchia di appassionati. Propositi e belle parole destinati a rimanere sulla carta. Escluso il periodo precedente l’abbandono estivo e i casi eclatanti, di randagismo non si parla.


Men che mai di quello felino. Il micio è ancora più dimenticato e bisfrattato di Fido in virtù di una sua maggiore indipendenza, autonomia, opportunismo. Si dice che non si affezioni al padrone ma alla casa, che si faccia vivo solo per mangiare, che stia meglio in libertà piuttosto che in un appartamento. Leggende funzionali alla costruzione di un alibi per fregarsene. Simili a quelle che girano intorno alla sterilizzazione. Dato che non esistono preservativi o pillole anticoncezionali per gli animali, l’asportazione delle ovaie o dei testicoli è l’unico rimedio alle gravidanze indesiderate. Ma poiché è contro natura o addirittura contraria ai dettami della religione, povere bestie tocca anche a loro, qualcuno preferisce far figliare il gatto e poi uccidere i piccoli in modo barbaro, come l’annegamento o lo strangolamento, o abbandonarli sul ciglio di un marciapiede alla mercè di chi capita.

Finiscono così per aggregarsi in colonie tenute insieme da un solo scopo: la sopravvivenza. Quando l’unione fa la forza. O almeno ci provano. A rimediare un boccone (magari non avvelenato) e a schivare i colpi di quelli che tanto per fare ti prendono a botte. Non sono le leggi a mancare. Ma la loro applicazione. E ancora di più la sensibilità, il buon cuore, il rispetto per l’altro. Non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di mettere nero su bianco che gli animali non devono essere maltrattati. Dove non arriva la coscienza difficilmente arriva il legislatore. Meno che mai se non c’è la famosa certezza della pena.


I volontari ce la mettono tutta, ma è una lotta contro i numeri. Spesso dolorosa e estenuante. A fine giornata il bilancio raramente è positivo. Nonostante la buona volontà e la dedizione, quello che si riesce a fare è sempre troppo poco per troppo pochi. I gattili, di cui molti ignorano anche l’esistenza, fra mici sani e malati sono strapieni. I battitori liberi che in autonomia devolvono i loro avanzi ai randagi rischiano puntualmente la guerra condominiale. Perché se nessuno gli dà da mangiare prima o poi se ne andranno. Perché la loro presenza deturpa l’estetica del palazzo. Il decoro. I gattari e le gattare lo sanno bene quello a cui si va incontro e ciò che si prova. Dalla rabbia per i contratti di locazione (assurdi) che vietano di tenere qualsiasi tipo di animale (nemmeno un pesce rosso) e ti impediscono di accudirne uno che sta male o che vorresti tenere con te all’impotenza per ogni volta che sei intervenuto troppo tardi e non hai potuto più fare niente.


Qualcuno sostiene che la considerazione del gatto nelle varie epoche storiche è direttamente proporzionale a quella della donna. Perseguitati nel Medioevo, adorati dagli egizi. E visto che la questione femminile sta tornando di nuovo di moda grazie alle isteriche crociate di Ferrara, potrebbe essere interessante proporre un’ulteriore moratoria. Va tanto di moda negli ultimi tempi. Questa potrebbe essere una e trina. Contro la stupidità, contro le uscite tragicomiche di certi giornalisti da circo e contro il cinismo.

Scambiamoci un segno di pace con il quattro zampe vicino. Che ogni famiglia abbia almeno un cagnolino o un micio. Adottiamo un randagio. Vi darà più di quanto possiate immaginare o ricambiare. Non c’è tetto che valga le loro lezioni di dignità e civiltà.

Elena Barracco

http://www.imgpress.it

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