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New York - Tutte le sere da due anni, su Facebook compare una triste lista. È il “Braccio della Morte” di New York. Pets on Death Row: è questo il nome della pagina che allinea le foto dei gatti destinati a morire dalle 6 della mattina successiva. Sono scattate all’Acc Shelter di New York, il Rifugio Comunale per la Cura e il Controllo Animale. Poco prima di mezzanotte - ora italiana - i condannati sono esibiti nelle loro gabbiette, con lo sfondo di un muro azzurrognolo, scrostato e sudicio. Il giorno dopo quelle foto saranno forse tutto ciò che rimane di loro. Mici che un padrone l’avevano, come i reduci dall’Uragano Sandy, o poveri randagi non amati. Per salvarli si sono pian piano mobilitati gli animalisti di tutto il mondo, italiani compresi. Il metodo è semplice: cliccando sulla foto del gatto prescelto, basta apporre un pledge - una promessa di donazione- indicandone l’importo. Cifre anche minime, da 1 dollaro in su.

L’importo raggiunto durante la notte in questa asta la cui posta è la vita degli animali, potrà convincere le Rescues- i rifugi privati, pieni all’inverosimile e sempre in cerca di spazi - a salvare un gatto o l’altro. New York è una delle città più popolate da pets, animali da compagnia: circa 3,4 milioni su 8,1 milioni di abitanti, secondo il localeDipartimento per la Salute. Lo stesso Dipartimento - da cui dipende il ”braccio della morte” - prevede che vengano raccolti gatti e cani abbandonati o randagi. Sono poi proposti in adozione per 3 giorni. Scaduti i quali, la soluzione è l’iniezione letale.

La politica del Dipartimento newyorkese è anteporre sempre e comunque la salute dei cittadini a quella animale. Consuetudine questa, che risale alla fine dell’800 con le prime (giustificatissime) campagne di derattizzazione. Oggi, gli animalisti di New York appoggiano un paio di politici locali in vista della corsa a sindaco del 2015. Nei loro programmi c’è la costruzione di rifugi “no-kill” e l’indipendenza dal Dipartimento. Ma nel frattempo le liste sono tristemente uguali ogni giorno. A volte i mici sono solo 5 o 6, ma spesso -e durante il week- end specialmente- a morire saranno 10 o 15 gatti. Salvarli tutti è spesso impossibile. Sarà un’iniezione a ucciderli, preceduta da una pietosa anestesia su un tavolo d’acciaio.

Un orrore mitigato dalla mobilitazione mondiale degli animalisti. Le loro offerte servono a coprire le spese di cure e vitto nelle strutture private o in quelle messe a disposizione dal volontariato. E si pagano solo se e dopo che il gatto è salvo. Nulla sarà dovuto se, invece, non fossero raccolti soldi a sufficienza o comunque i privati non si ritenessero in grado di ospitare gli animali. Quanto all’affidabilità del sistema, assicurato da carte di credito o prepagate, c’è una società che provvede a certificare che le donazioni finiscano realmente ai gatti. Negli Usa non si scherza su certe cose.

Spesso sono gli stessi padroni dei gatti a consegnarli al “braccio della morte”: basta dire che sono malati e che non si hanno i soldi per portarli dal veterinario. Bo era un placido, stupendo certosino. Lo hanno abbandonato dicendo: «Morde». Però l’avevano da 6 anni. Batman invece sarebbe «troppo vivace», ma a due anni è un gatto normalissimo. Ora rischia grosso. Lola è pure di razza: soriana doc. Ma hanno detto che «soffia» e che fa paura. Ieri sera c’era anche Scarlet, un maschio . Per lui è diverso: il suo padrone ha perso la casa, di qui il nome che richiama “Via col Vento”. Per tutti loro, l ultima speranza è la pagina Facebook.

Ogni sera sono tanti - da tutti gli Usa- gli amanti di felini che tentano di salvarli, con appelli, offerte di stallo o pledges. Da qualche settimana, grazie alla condivisione efficace di una volontaria italiana, ai pledges americani si sono aggiunti quelli di molti animalisti nostrani. Tutte le categorie sociali, e tutte le età - da studentesse universitarie a casalinghe, a trentenni padri di famiglia con prole già educata alla causa , da professionisti un po’ imbarazzati che donano tramite terzi, a pensionati che sacrificano ancor più la magra pensione...3, 5, 10 dollari bastano a volte a salvare una vita.

Si scopre così un Italia travagliata dalle tante crisi - economiche, ideologiche, culturali - ma che trova sempre spazio per il cuore. A fine aprile, una pagina Facebook in italiano - “Baffini e Cuccioli a New York - creata dalla volontaria italiana, permetterà a molti altri non anglofoni di partecipare ai salvataggi. Per alcuni, chissà, non è estranea la provenienza dei mici. New York è per noi esterofili storici, il cuore del mondo e della civiltà moderna.

Sullo schermo del PC -altare delle orazioni quotidiane- la sofferenza dei mici americani sembra più vera, entra in casa. E sapere che un miracolo succede, incoraggia i pledges. Cosi è stato per Sheba, 20 anni. Un certosino per cui il padrone non voleva pagare una visita, l’ultima, dal veterinario. È stato adottato in poche ore, ma è vissuto sei giorni... Forse solo allora si è sentito finalmente amato.

BIANCA BELLELLI

http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2013/04/26/APdZd9MF-donazioni_braccio_tutto.shtml


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