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MONTORIO (VR): L'ISTRICE ARISTIDE CURATO E LIBERATO
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3 MAGGIO 2010
Montorio (VR) - «Aristide» è stato
investito e poi abbandonato sul ciglio della strada
che porta da Montorio alle Ferrazze. E' rimasto lì probabilmente tutta la notte, prima che, la mattina, qualcuno lo trovasse. Era il 10 aprile.
Aristide è un bell' esemplare di istrice e la sua - per fortuna - è una storia a lieto fine.
«Mi ha chiamato un mio dipendente dicendo di aver trovato un animale strano», racconta Michele Arduini, titolare dell'azienda vinicola “La Pedrotta”, nei cui terreni è stato rinvenuto l'animale, «così sono andato a controllare. Non avevo mai visto un istrice in vita mia. Ho contattato la polizia provinciale e, tramite loro, l'associazione VerdeBlu-emergenze faunistiche, che si è occupata di prendere l'animale e curarlo».
Così è stato e il povero istrice è stato curato fino alla completa guarigione dalle ferite riportate.
Soddisfatto dall'esito della vicenda l'assessore provinciale all'ambiente, Fabio Venturi: «Si parla di ecologia quasi sempre per dare cattive notizie.
A volte invece, per fortuna, accadono anche cose belle, come questo salvataggio. Ritengo particolarmente importante sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema.
Qualora vengono ritrovati degli animali selvatici feriti, la cosa da fare è chiamare subito la polizia provinciale, l'associazione VerdeBlu provvederà poi a recuperarli e a seguirli durante la convalescenza».
Il fatto è eccezionale soprattutto per la rarità dell'animale nelle nostre zone: «L'istrice è una specie protetta, che vive in climi più caldi del nostro», spiega Fabrizio Croci, rappresentante dell'associazione, «è raramente segnalato nel territorio veronese: qui ce ne sono pochissimi esemplari. Si sta adattando bene, però, e piano piano il numero sta crescendo».
«Aristide» è stato sottoposto a cure veterinarie e poi, una volta tornato in salute, rilasciato proprio nel punto in cui era stato trovato.
«Nei giorni scorsi ho avvistato anche un altro esemplare, forse sono una coppia», ipotizza speranzoso Arduini, «magari in futuro si riprodurranno».
L'ARENA
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