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Uno dei membri della gang, localizzato in Spagna, a carico del quale è stato emesso mandato di arresto europeo, è ricercato sul territorio di Barcellona. Contestualmente sono state eseguite sul territorio di Milano e provincia nonché nelle province di Bergamo, Brescia, Lodi, Pavia, Piacenza, Novara, Roma e Varese numerose perquisizioni domiciliari a carico di persone orbitanti nell’ambito delle organizzazioni criminali, dove è stato sequestrato materiale di interesse investigativo. Nello stesso contesto sono state denuciate in stato di libertà altre 112 persone, rispettivamente 98 maggiorenni e 14 minori.
L’indagine, eseguita dal commissariato di Pubblica Sicurezza «Mecenate», vede coinvolti numerosi gruppi di giovani di origine sudamericana riconducibili al fenomeno delle cosidette «pandillas» di ispirazione latinoamericana, ed è la naturale prosecuzione di una prima attività conclusa con l’emissione di 30 ordinanze di custodia cautelare eseguite il 7 febbraio 2012, a carico di altrettanti soggetti ritenuti gravemente indiziati di tentati omicidi, rapine ed estorsioni. La successiva attività svolta dagli investigatori del commissariato Mecenate, supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha permesso di accertare che alcune delle «pandillas» attive sul territorio milanese sono organizzate alla stregua di vere e proprie associazioni per delinquere, gerarchicamente orientate, finalizzate alla commissione di un numero indeterminato di reati.
È stata per la prima volta dimostrata l’esistenza del vincolo associativo all’interno delle cosidette «pandillas» evidenziando che, nell’ottica di queste organizzazioni criminali, i singoli reati commessi rientrano in un più ampio programma criminoso e sono funzionali sia alla conquista del territorio, che passa attraverso l’eliminazione fisica di appartenenti alle bande rivali, sia al reperimento delle risorse economiche necessarie per la vita e l’espansione dell’associazione stessa. Sotto questo secondo aspetto, l’attività investigativa ha permesso di accertare che il traffico di stupefacenti avviene attraverso contatti diretti tra le organizzazioni criminali oggetto di indagine e i «cartelli» colombiani messicani mediante l’ingegnoso e macabro sistema di trasporto della sostanza stupefacente attraverso i cani, inconsapevoli vettori.
La droga prima di essere collocata nel ventre dei cani veniva avvolta in un cellophane, poi nella carta carbone per essere impenetrabile ai raggi X dopodiché ancora nel cellophane e in uno scotch di vinile nero, ancor più resistente ai raggi X. L’involucro era così pronto per essere inserito nei cani di grossa taglia tipo San Bernardo, Gran Danese, Dog de Bordeaux, Mastino Napoletano e Labrador.