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29 settembre 2014 - Mesola. Trova il proprio gatto agonizzante, ferito a morte da un colpo di arma da fuoco, e sospetta il proprio vicino di casa di aver sparato all’animale.
  
Ma i riscontri ottenuti dalla procura in fase di indagine non sono sufficienti a provare la colpevolezza dell’uomo, difeso dall’avvocato Pasquale Longobucco, che viene assolto con formula piena in fase di udienza preliminare.
   
Il fatto si svolge nel giugno del 2012, quando un abitante di Mesola, rincasando alla sera, trova il proprio gatto disteso in una pozza di sangue. L’uomo è scioccato dall’accaduto e subito porta l’animale dal veterinario, che prova a medicarlo e a fermare l’emorragia. Per il felino però è già troppo tardi, e muore sotto i ferri durante l’intervento.
 
Scatta a quel punto una denuncia verso ignoti e i carabinieri aprono un’indagine per risalire allìidentità di chi ha sparato. I sospetti cadono su un vicino di casa 80enne, da tempo in cattivi rapporti con il padrone dell’animale.
  
Gli uomini dell’Arma si recano nella sua abitazione e durante la perquisizione trovano una carabina calibro 22, regolarmente registrata, che potrebbe essere compatibile con la ferita mortale.
 
Un elemento che non basta però a provare la colpevolezza dell’uomo, tanto che anche il pm Alberto Savino ne ha chiesto l’assoluzione, confermata con formula piena da gup Silvia Marini.
   
http://www.estense.com/?p=371564

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