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L’emendamento presentato dal governo da un lato prevede pene pesanti per i trafficanti di cuccioli, ma dall’altro legalizza una delle pratiche più odiose contro i nostri amici a quattro zampe: amputazioni di coda e orecchie per ragioni estetiche
 
Ho tagliato non so quante paia di orecchie a Dobermann, Alani, Boxer e compagnia bella. Trenta e più anni fa un Dobermann con le orecchie intere e pendule aveva lo sguardo di un «coglione», mentre due belle orecchie a fiamma ne evidenziavano la sinistra fama che gli apparteneva. Il povero cucciolo si svegliava dall'intervento con un male boia perché l'analgesia era un vezzo, anzi più il cane sentiva dolore più stava fermo, almeno così ci insegnavano diversi docenti di mamma università. Roba che oggi farebbe inorridire il più sprovveduto degli anestesisti veterinari.
 
D'altronde trent'anni fa i cacciatori in Italia erano ancora oltre due milioni e non mezzo milione come oggi (però comandavano tanto allora quanto adesso), trent'anni fa entrava in funzione la centrale termonucleare di Caorso, trent'anni fa se chiamavo una persona al telefono e le dicevo «buongiorno, sono del Wwf», la risposta era «guardi che io non ho chiamato i pompieri». Negli ultimi vent'anni, un po' a pezzi e molto a bocconi, anche il nostro paese ha cominciato a capire che una legislazione più attenta al benessere animale, concorreva a renderlo un tantino più civile, almeno fino a quando non ci si mette di mezzo il parlamento di un'Europa allargata forse troppo presto.
 
Ne è un recente esempio la vergognosa legge sulla vivisezione che la mia conterranea Aquila di Ligonchio (Iva Zanicchi) ha votato favorevolmente, perché non sapeva bene di cosa si trattasse.
Per essere sinceri non è che i governi (tutti), i partiti (tutti o quasi), deputati e senatori (la stragrande maggioranza) abbiano fatto a pugni per introdurre norme favorevoli ai diritti animali, però, sotto la spinta di una coscienza collettiva che cambiava rapidamente, erano costretti a risvegliarsi talvolta dal torpore di una carriera dominata da inciuci, ribaltoni, ribaltini, porcelli e predellini. Così, nel tempo, sono arrivate norme più severe sul maltrattamento degli animali, fino al recente codice della strada che giudica reato l'omissione di soccorso a un animale.
 
Così il legislatore aveva deciso che il taglio di orecchie, corde vocali, denti, e altre estremità, non a fini terapeutici, costituisse un reato da sanzionare pesantemente. Ma la schizofrenia di cui è malata l'Italia, ha prevalso ancora.
 
E così, nel recepire un trattato europeo sul benessere animale, da una parte si sono inasprite le sanzioni per i trafficanti di cuccioli dall'est Europa, piaga sociale che assieme al randagismo ci pone sempre sul podio ad ascoltare l'inno nazionale, dall'altra il Senato ha colto l'occasione per soddisfare le solite lobby. Ha votato un emendamento, proposto dal governo, che cancella le sanzioni a chi asporta le unghie ai gatti, taglia le corde vocali ai cani e amputa padiglioni auricolari «schifosamente» penduli. Il senatore Mazzatorta, leghista, afferma che «bisognava mantenere un equilibrio tra gli animalisti da una parte e allevatori, cacciatori e veterinari dall'altra, danneggiati nei loro interessi».
 
Faccio notare al relatore che, per la quasi totalità dei veterinari, tagliare orecchie ai cani o asportare unghie ai gatti è un crimine vergognoso e questo «mancato guadagno» gli rende le notti più dolci, tra i guanciali. Ora si torna alla Camera e sono sicuro di parlare a nome dei veterinari italiani, sperando che ai «tagliatori» tocchi tornare a S. Marino o in Slovenia, per le loro sporche pratiche.
di Oscar Grazioli 
 
Il Giornale
 
Il Sindaco Mazzatorta

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