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BOLZANO. Con le vacanze può capitare di dover lasciare il proprio animale in una cosiddetta pensione. Chiamiamo così, in modo garbato e gentile, strutture che a volte poco si differenziano da quelle descritte da ben più tetri appellativi tipo “canile” o peggio “canile lager”.
 
Quando però ci serve liberare la nostra coscienza per qualche settimana dall’ingombro del compagno a quattro zampe, il canile diventa pensione, con immaginifici balconi colmi di rigogliosi gerani e colazione in camera, con il burbero e terrificante gestore che diventa un tenero amico pieno di premure e dolcezza e con la maledetta solitudine del nostro cane, o gatto, che si stempera per incanto nell’amenità del paesaggio che lo circonda, come se ad un labrador lasciato solo in gabbia tutto il giorno importasse molto vedere un prato ben curato davanti alla sua prigione allontanato dalla sua famiglia e separato dai suoi affetti, per ragioni a lui del tutto inspiegabili. 
 
Certo, meglio la “pensione” dell’abbandono, come del resto è meglio il canile dell’autostrada. Non c’è limite al peggio, quindi un gradino sopra al limite va sempre bene, così come ci sono strutture e gestori migliori di altri. A Cinzia Stefanini, educatrice ed etologa, esperta in comportamento animale con anni di esperienza alle spalle in istituti internazionali di ricerca e in strutture di accoglienza, chiediamo di farci capire cosa prova un cane nel momento della separazione “da pensione” e di darci qualche consiglio su come, se proprio non possiamo portarlo in vacanza con noi, si possa alleviare la sua sofferenza. 
 
«Per prima cosa verificate di persona, e mai per sentito dire, la struttura. Andate a visitarla, parlate col titolare, fatevi vedere tutto, approfondite - raccomanda la dottoressa Stefanini -. Poi gli animali vanno abituati alla struttura. Ad esempio se volete andare via ad agosto iniziate qualche mese prima a portarlo lì: il cane deve avere la certezza che questo sia un luogo di transizione.
Lasciatelo all’inizio per un giorno, dalla mattina alla sera, poi per una notte dal pomeriggio, poi magari per un intero week end. Ogni volta verificate in che stato lo ritrovate: è stressato, ansioso, con lesioni cutanee provocate da grattamento o dal morso delle sbarre? Allora proprio non ci siamo. Preferite sempre una pensione casalinga, gestita cioè da persone che hanno già loro animali e tengono anche il vostro in casa con i loro. Strutture molto grandi, tipo 100 box, è difficile che facciano uscire il vostro cane e che lo seguano con grande attenzione».  Ma quale criterio pratico di scelta possiamo adottare? 
 
«Il miglior indice di affidabilità è la trasparenza: gestori che vi fanno entrare volentieri, vi fanno vedere altri ospiti liberamente, si fermano a parlare con voi, sono ok. Diffidate sempre di chi non vi fa vedere la struttura».  E quando portiamo il nostro animale come comportarci?  «Fatevi vedere andare via: i cani non vanno ingannati, tipo lancio la pallina e giro l’angolo.
Salutiamoli, senza ansia o lacrime, e andiamocene, così come quando andiamo a riprenderlo dobbiamo essere sereni: se siete tranquilli, lo sarà anche lui».  Nel caso questo articolo cambiasse le sorti di qualche cane e/o gatto, mordendo il senso di colpa del proprietario così forte da spingerlo a condividere le proprie ferie, il mio augurio è che la vostra Kyra o il vostro Zeus quest’anno si godano finalmente i loro papà e le loro mamme umani. Un angolino piccolo, due ciotole, anche in mezzo a maschera e pinne, vi faranno incrociare gli occhietti più felici del mondo.
 
Claudio Calissoni
   
altoadige

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