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È durata 48 ore la detenzione dei 12 animalisti, provenienti da tutta Italia, fermati per aver liberato una ventina di cuccioli di beagle dall’allevamento di animali per laboratorio nel bresciano. Sono usciti dal carcere in tarda serata, alcuni con ancora le magliette «No alla vivisezione», che indossavano l’altro giorno durante la manifestazione davanti Green Hill. Ad accoglierli come eroi gli altri attivisti, ma soprattutto familiari e parenti desiderosi solo di riportarli a casa al più presto. A quanto si è appreso negli interrogatori del pomeriggio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere tutti, tranne una donna romana 51/enne. «Con il blitz dentro l’allevamento non c’entro nulla», avrebbe detto.
«Le azioni violente e sconsiderate condotte a Green Hill sabato hanno arrecato danni e hanno messo la vita delle forze dell’ordine e degli animali a rischio - ha fatto sapere in una nota la società mentre il giudice prendeva la sua decisione - conduciamo un’attività legale, necessaria per la comunità medica e scientifica, per il suo fondamentale ruolo nel migliorare la salute delle persone e degli animali». «Le principali cure ai pazienti che soffrono di malattie anche gravi sono state messe a punto grazie alla sperimentazione sugli animali - continua Green Hill - nonostante la disinformazione generata di recente sul tema, Green Hill ricorda inoltre che, secondo le leggi internazionali, nessun farmaco può essere introdotto sul mercato se non siano stati condotti accurati studi sugli animali per valutarne la potenziale tossicità».
E anche gli hackers di Anonymous oggi hanno dato il loro “contributo” alla lotta animalista, attaccando il sito dell’ Associazione italiana per la lotta contro l’Aids (Anlaids), che dalla scorsa notte mostra un comunicato di sostegno al blitz animalista di Montichiari. «Vogliamo mandare un forte messaggio di solidarietà agli arrestati – affermano – e a tutti coloro che si battono per dare voce a chi non ce l’ha. Ci scagliamo contro l’industria della vivisezione: pratica barbara, arretrata e sanguinaria finalizzata alla sofferenza e al profitto delle avide Lobbies». Sul sito dell’Anlaids, sotto il titolo “Occupy Green Hill” l’associazione viene direttamente chiamata in causa: «Salve, Mengele del nuovo millennio - si legge -. Se Voi assaltate la Vita, noi assaltiamo i Vostri siti». Poco prima, un analogo attacco aveva avuto come obiettivo il sito di una azienda che distribuisce e commercializza apparecchiature e strumenti medicali veterinari fornitrice dell’allevamento Green Hill, la Riccò Alete. Anche qui gli hackers chiedono la liberazione degli arrestati, sostenendo le ragioni del blitz e criticando l’attività dell’allevamento.
Ma per la comunità di animalisti, attivisti, ambientalisti il blitz di sabato pomeriggio verrà ricordato come una delle azioni più esaltanti contro la vivisezione. Dei venti cuccioli "liberati" tre sono stati riacciuffati dalle forze dell’ordine e riportati nelle gabbie. Ma gli altri sono rimasti nelle mani di chi li ha accolti con affetto. «Speriamo che sappiano come trattarli però - dice ora un esperto - sono animali più delicati degli altri proprio per come e dove sono nati».
La Stampa