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29 dicembre 2009 LIVERPOOL (Gran Bretagna) - A prima vista sembra quasi che ti voglia abbracciare. La sua struttura semicircolare ricorda la sagoma di due braccia protese, un po' come il colonnato del Bernini in piazza San Pietro messo lì apposta per significare l'accoglienza. E in fondo è un po' quello che davvero fa. E' una clinica di eccellenza, dove tutte le patologie più complesse trovano una risposta. Macchinari e attrezzature sono all'avanguardia e il personale medico e paramedico è fortemente motivato. A prima vista le sale per la diagnositca non sono molto diverse da quelle che si potrebbero trovare in qualunque ospedale bene attrezzato. Ma questa è una clinica molto particolare, perché i pazienti non sono uomini e donne: le porte di questa struttura premiata come architettura dell'anno in Gran Bretagna si aprono solo per cani e gatti.
L'ospedale dei pet nella città dei Beatles
 
 
                         
PAZIENTI DA TUTTA EUROPA - Siamo a Neston, una manciata di chilometri a ovest di Liverpool, dove ha sede la facoltà di veterinaria della città famosa per aver dato i natali ai Beatles. Ed è qui che sorge lo Small Animal Teaching Hospital, una struttura universitaria diventata negli anni il punto di riferimento per i veterinari di tutto il Regno Unito. E non solo. «A volte riceviamo pazienti anche dalla Francia, dall'Olanda, dalla Scozia e dall'Irlanda» conferma il prof. John Innes, specialista in ortopedia, che ci accompagna nella visita a questo piccolo gioiello della sanità a quattro zampe, inaugurato nel 2007 dal duca di Westminster e realizzato grazie ad una partnership tra pubblico e privato: l'università ha coperto solo un terzo dei quasi 10 milioni di sterline spesi per realizzarlo; un altro terzo è stato coperto dalla Hill's; e la rimanente parte è stata messa insieme con le donazioni di cittadini, enti e associazioni.
 
 
 
QUESTIONE DI CULTURA - La struttura funziona a pieno ritmo e serve un'area di oltre 300 chilometri di raggio in cui vivono 5 milioni di abitanti. E' una clinica di referenza, cani e gatti bisognosi di accertamenti e di cure specialistiche vengono mandati qui dai veterinari di tutto il Paese. Vi operano 110 persone, tra cui 45 medici e 35 unità di personale paramedico. Questa équipe è in grado di gestire fino a 72 ricoveri in contemporanea. I casi abbracciano un po' tutte le branchie della medicina ospedaliera, dalla cardiologia alla dermatologia, dall'anestesia all'oncologia. Per mettere in piedi il tutto sono stati necessari investimenti notevoli che da queste parti difficilmente verranno considerati soldi mal spesi. E' anche una questione di cultura. Nel Regno Unito gli animali di affezione hanno un'elevata considerazione e quasi tutte le famiglie che possiedono cani o gatti - si parla di circa l'86% - dispongono di un'assicurazione specifica che copre anche le cure mediche per gli amici a quattro zampe. Così, anche in caso di malattie gravi, i proprietari chiedono ai loro veterinari di fare di tutto per cercare di far guarire i propri amici. Costi quel che costi.
 
LA «FABBRICA» DEI VET - La clinica è anche la prima scuola veterinaria del Regno Unito e accoglie studenti provenienti da tutta l'Europa. Durante la nostra visita incontriamo uno specializzando italiano, Enzo Minghella, anestesista impegnato in una internship di un anno che gli servirà per conseguire punteggi e esperienze qualificanti in vista del suo rientro in Italia. «Un veterinario italiano - ci spiega - se vuole maturare crediti di specializzazione deve per forza passare da un'università straniera». A Liverpool il dott. Minghella potrà poi portare avanti un periodo di «residency» di tre anni di specializzazione che gli varrà quanto un master. «E' un punto molto qualificante del nostro lavoro la formazione dei nuovi "vet" - conferma il prof. Innes -. Quasi il 50% del nostro personale è composto da medici che provengono da Paesi stranieri. Spagna, Germania e Italia sono tra quelli da cui riceviamo più richieste». La formazione è continua. Le sale operatorie sono tutte dotate di webcam ad altissima definizione che in tempo reale trasmettono le immagini degli interventi ad un sistema intranet che consente anche agli studenti che non vi partecipano personalmente i di seguire dal monitor di un pc tutte le fasi dell'operazione.
 
 

IL MOBILITY CENTER - Uno dei fattori di eccellenza della clinica è il settore ortopedico il cui «cuore» è l'Hill's Mobility Center, un'area specializzata nello studio della deambulazione dei cani che si avvale di un macchinario sofisticato disponibile solo in pochissime strutture in tutta Europa. Una pedana dotata di sensori e monitorata da una serie di telecamere è in grado di analizzare nel dettaglio la camminata dell'animale, individuandone eventuali punti deboli o disfuzioni. Elli è una bellissima esemplare di doberman e per sua fortuna non ha alcun problema. Però, accompagnata dall'infermiera Tracy Maffit, si cala nei panni del cane ammalato e si presta per una dimostrazione sul funzionamento del macchinario. Zampetta avanti e indietro lungo la pedana, mentre telecamere e sensori registrano ogni dettaglio del suo incedere. Un computer interpola i dati provenienti dagli occhi elettronici e dai rilevatori dell'intensità del passo, che serviranno ai medici per capire esattamente quali sono i punti critici su cui concentrare le proprie attenzioni. E' una delle poche attrezzature del genere dedicate esclusivamente agli animali, se non altro per il costo, circa 60 mila sterline, una cifra che ben poche strutture pubbliche sono in grado di investire.
 
 
 
ATTREZZATURE ALL'AVANGUARDIA - Girando per le diverse sezioni in cui è diviso l'ospedale ci si imbatte in sale attrezzate e macchinari sofisticati per i diversi tipi di diagnosi. Apparecchiature per le risonanze magnetiche e per la tac, laboratori di analisi, ambienti sterili per gli interventi chirurgici. Sono tutti macchinari che si trovano anche nei normali ospedali per umani e in molti casi si tratta proprio di apparecchi "ereditati" o rilevati da strutture del sistema sanitario nazionale. I costi di acquisto e manutenzione, anche se spesso non sono apparecchi di prima mano, sono elevati ed è chiaro che alla base di tutto c'è una attitudine a considerare come indispensabili la cura e l'assistenza anche per gli animali d'affezione. «Cani e gatti hanno un ruolo sempre più importante nella vita delle persone - conferma ancora il prof Innes -. Oggi i pet di casa godono di condizioni ottimali e quindi sopravvivono mediamente di più che in passato e per questo vanno incontro più frequentemente a patologie e acciacchi tipici dell'età avanzata. Quindi è necessario essere sempre pronti per dare sempre più risposte alla domanda di assistenza che arriva dalla popolazione».
 
 
 
STORIE A LIETO FINE - L'ospedale dei piccoli animali non ha scopi di lucro e tutto quello che introita lo utilizza per il pagamento delle spese di esercizio e in investimenti su nuovi macchinari. Il bilancio è praticamente in pareggio (l'ultimo si aggirava attorno ai 4,7 milioni di sterline, circa 5,2 milioni di euro) ma da queste parti più che i ragionieri sono i medici ad avere voce in capitolo. I veterinari in aggiunta al normale stipendio hanno un «fringe benefit» molto particolare, che non può essere convertito in valuta corrente: sono le lettere di ringraziamento che ricevono dai tanti proprietari di animali che hanno trovato in questa struttura una risposta che altrimenti non avrebbero avuto. Come quella di Adrian, che spiega che «le parole non bastano per esprimere la nostra gratitudine per quello che avete fatto per Simm. Siete tutti delle stelle». O quella di Sue Nun, che racconta come la sua April fosse affetta da un cancro che aveva raggiunto le articolazioni e che solo dopo un mese di ricovero alla clinica, raggiunta dopo un viaggio di 500 chilometri, abbia iniziato a stare finalmente bene. Nella bacheca affissa nel reparto di radioterapia sono molte e una più commovente dell'altra le attestazioni di stima nei confronti del personale medico. «Sono proprio quelle - conferma il prof Innes - che ci spingono ad andare avanti».
 
Alessandro Sala

Corriere della Sera
 

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