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Mentre trascorrevano le feste natalizie e sui media si alternavano le drammatiche notizie dei morti sul lavoro con le più liete, riguardanti leccornie e tradizioni locali, a Lisbona è accaduto un fatto che potenzialmente potrebbe cambiare il futuro dei nostri animali, almeno all'interno dell'Unione Europea. I 27 Paesi dell'Europa allargata hanno infatti firmato, nella capitale lusitana, il nuovo Trattato dell'Unione Europea che introduce molteplici novità migliorative dal punto di vista sociale per quanto riguarda i diritti dei cittadini.
Questa volta, grazie anche alle battaglie delle associazioni animaliste, il Parlamento europeo non ha dimenticato che la situazione degli animali, con particolare riferimento a quelli di interesse zootecnico, è stata troppo a lungo tenuta nel cestino delle buone promesse. Finalmente avviene il riconoscimento ufficiale degli animali quali "esseri senzienti".
Il nuovo articolo 13 della parte II del Trattato interessa vasti settori di importanza vitale per qualunque nazione: dalla ricerca, all'agricoltura, dalla pesca allo sviluppo tecnologico. La nuova normativa va a sostituire il desueto e meno impegnativo protocollo sulla protezione e il benessere degli animali in vigore dal 1997. Agli animali dunque viene riconosciuto l'essere "senzienti", che vuol dire essere dotati di sensi, e questo lo sapevamo, ma soprattutto di sensibilità, e questo è un concetto relativamente nuovo e di straordinaria importanza. Il delitto che si commette nel maltrattare animali non sarà più visto in funzione della sensibilità umana, come nell'at tuale legislazione italiana in cui i governanti (nuovi e vecchi) se la sono sentita soltanto di imporre il divieto di incrudelire su di essi, perché ciò offende i sentimenti dell'uomo.
Se gli animali, come sancisce il nuovo trattato, sono dotati di sensibilità e non solo di sensi fisici, allora diventa quasi scontato che il loro maltrattamento si avvicina a quello di chi ha pensato finora di essere l'unico depositario al mondo, anzi nell'universo, di tale caratteristica, ovvero l'uomo. Il "quasi" non è scritto a caso. Gli accordi come questo, per quanto sottoscritti e firmati, non vincolano nessun Paese ad una precisa legislazione, ma danno solo delle direttive. Per fare un esempio di cui si è discusso ampiamente negli ultimi giorni è un po' quanto sta succedendo per la moratoria sulla pena di morte. Per quanto ci sia stato l'impegno di una insperata maggioranza di nazioni a rivedere questa delicata problematica, non per questo tutti i Paesi che hanno votato per la moratoria si sono impegnati ad abolire le esecuzioni.
Difficile pensare che, entro un anno (il trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 2009), Paesi in cui si sopprimono cani e gatti randagi con metodi intollerabili, quali cianuro e stricnina, possano adeguarsi alle normative più avanzate in tema di benessere animale. Alla stessa stregua è impossibile credere che il problema degli allucinanti trasporti che devono subire animali, quali cavalli e asini avviati alla macellazione dai lontani Paesi dell'Est verso quelli dove maggiormente si consumano tali carni (e purtroppo noi siamo in pole position), si risolvano in pochi mesi. Eppure è stata tracciata una via che tutti i Paesi saranno chiamati a seguire. Gioverà ricordare, a onor del merito, che il vicepresidente della commissione europea Franco Frattini ha dato un contributo indispensabile all'evento.
Ora, l'attuale nostro governo ha l'obbligo di mettersi su questa via, come aveva promesso in campagna elettorale. Promessa mai mantenuta.
di OSCAR GRAZIOLI