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16 mag 2012 - Come per Chief, il cane condannato a morte perché aggressivo e salvato dall’adozione da parte di un carcere di massima sicurezza, anche i gatti in alcuni casi ricevono una seconda chance, paradossalmente, dietro le sbarre.
 
    
Non nelle gabbie dei gattili, ma pur sempre reclusi, con la differenza che i detenuti se ne prendono cura, avendo molto tempo a disposizione, aiutandoli con i disturbi comportamentali di cui soffrono.
  
È il caso di Princess Natalie, una gatta che sin da piccola, a causa della reclusione in una gabbia, senza contatti umani, ha sviluppato atteggiamenti aggressivi, sibilando ed aggredendo chiunque cercasse di avvicinarsi.
I suoi proprietari, a pochi mesi dall’adozione, l’hanno affidata nuovamente ad un rifugio dove si è deciso di sopprimerla. A salvarla il Cuddly Catz program, un progetto di riabilitazione per i detenuti del carcere di Yacolt, nello Stato di Washington. I detenuti diventano egocentrici perché devono preoccuparsi solo di se stessi in carcere, ma dover badare ad un gatto, curarne le ferite psicologiche e conquistarsi la sua fiducia, li rende più collaborativi e responsabili.
Princess Natalie oggi non sibila quasi più e si fa persino spazzolare ed accarezzare per qualche secondo. Nel carcere di Yacolt c’è anche un altro gatto, Clementine, ma i gestori della struttura sperano di aggiungerne presto altri quattro, visto il successo del programma.
  
http://www.petsblog.it/post/5807/gatti-in-prigione-aiutano-i-detenuti-a-riabilitarsi

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