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5 giugno 2009 - Cori, striscioni e una sorta di occupazione della scalinata davanti al palazzo del tribunale di piazza San Firenze hanno accompagnato l’udienza in cui si discuteva l’opposizione all’archiviazione dell’inchiesta su un carabiniere accusato di «uccisione di animale per crudeltà o senza necessità». Il militare, all’epoca dei fatti in servizio al nucleo radiomobile e oggi in servizio in un’altra regione, ferì a morte un cane, con un colpo di pistola, durante un controllo a un camper parcheggiato in via Cavallaccio nel febbraio 2008.
A protestare è arrivato il proprietario dell’animale, un 29enne, accompagnato da amici e volontari della Lav: la Lega antivivisezione era infatti presente all’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari Anna Sacco con il suo avvocato Maria Beatrice Perugini che presentò denuncia per quanto accaduto al cane. A opporsi all’archiviazione — chiesta dal pm Gianni Tei — c’era principalmente l’avvocato Sauro Poli, che assiste il giovane proprietario del cane. Dopo l’udienza, il gip Sacco si è riservato la decisione che sarà resa nota nei prossimi giorni.
 
Il cane, Alì, un meticcio di tre anni, venne ucciso dal carabiniere durante un normale controllo al camper in cui si trovavano il proprietario dell’animale e un amico. Il pm Tei ha chiesto l’archiviazione ritenendo che nel gesto del militare non ci fu dolo. Secondo il carabiniere — assistito dall’avvocato Mario Taddeucci Sassolini — lo sparo venne esploso in un momento di paura perché l’animale stava per aggredirlo. Secondo il proprietario, «il cane era tranquillo e non aveva mai morso nessuno: non c’era motivo di sparare».
Quel giorno, sia il proprietario del cane sia l’amico vennero arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e poi scarcerati. «Volevano cercare di salvare il cane — ha spiegato l’avvocato Poli —, per questo salirono in auto per poter raggiungere un veterinario; non ci fu alcuna aggressione ai militari». La posizione dei due è stata poi archiviata. Per la difesa del carabiniere, il militare agì per paura: «Era notte e si vide arrivare incontro l’animale. Per questo sparò», sostiene l’avvocato Taddeucci Sassolini. Una tesi respinta dai ragazzi coinvolti, che invece rilanciano: «Dissero che gli avevavamo lanciato contro dei pitbull, ma il nostro cane era un semplice meticcio. Vogliamo giustizia».
 
Gigi Paoli, La Nazione 
 
animalieanimali.it

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