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FILM DI TORNATORE 'BAARIA': BOVINO UCCISO CRUDELMENTE
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Lav, Bovino Ucciso In 'Baaria' Raccapricciante.
Martini: «Se fatti corrispondono a ipotesi reato valuterò la possibilità di procedere».
28 settembre 2009 -
La denuncia della Lav in merito a una scena del film «Baaria», dove un animale sarebbe stato ripreso mentre viene ucciso in maniera cruenta ha fatto il giro dei media e ha sollevato un fiume di proteste.
Oggi l'associazione dei consumatori l’associazione dei consumatori invita a non andare a vedere il film al cinema e disertare le sale e chiede l’intervento del ministero delle Attività culturali: «Col film Baarìa siamo tornati di colpo indietro di 50 anni, quando per girare i western si uccidevano i cavalli facendoli realmente cadere da scenografici dirupi - denuncia Valentina Coppola, responsabile della sezione ambiente del Codici di fronte alla «truculenta uccisione del bovino avvenuta apposta per il film di Tornatore».
L'associazione aggiunge: «Niente effetti scenici - denuncia Codici - l'animale viene abbattuto con un punteruolo conficcato nella fronte e poi, ancora vivo, sgozzato mentre le persone che lo contornano ne raccolgono il sangue».
E per aggirare il codice penale italiano, il regista ha girato la scena in Tunisia, dimostrando così, secondo Codici, «spregio per le regole nazionali che gli avrebbero impedito l'uccisione effettuata
senza stordimento e al di fuori di un macello autorizzato
».
Il sottosegretario Martini: «Verificheremo come si sono verificati i fatti»
Una prima risposta delle istituzioni viene dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini (nella foto) che ha così commentato la vicenda: «Fatto gravissimo. Una produzione cinematografica italiana deve rispettare le regole vigenti nel proprio Stato, in Italia come obbligo giuridico e all’estero come obbligo morale.
L’uccisione cruenta di animali è regolata e sanzionata da normative nazionali ed europee. Verificheremo come si sono svolti esattamente i fatti e se questi corrispondono ad una ipotesi di reato. In tal caso valuterò la possibilità di procedere
».
La Stampa
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