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DIETROFRONT, ORA A REGGIO OK SPOSI CON CANI
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DIETROFRONT, ORA A REGGIO OK SPOSI CON CANI
Cancellato il veto comunale
11 maggio 2012 - Otto il labrador dello sposo, York il bracco della sposa e Lady la meticcia della testimone per la quale si era stabilita la parte di damigella d’onore. Lo scorso gennaio lo scodinzolante trio subì l’umiliazione di non essere ammesso alla cerimonia nuziale nella civica Sala del Tricolore perchè monumento storico da difendere da sorprese canine. Le nozze tra Maurizio e Barbara si celebrarono ma un invitato si perse lo spettacolo: dovette stare in piazza a custodire i cani.
Poi scoppiò una polemica nella città che otto anni prima si era fatta universalmente apprezzare per la carta del benessere degli animali.
Ma come? Si era deciso di permettere ai cani la frequentazione degli uffici pubblici e dei negozi, e poi due uscieri bloccano a tre innocenti bestiole l’accesso alla sala-simbolo della bandiera italiana?
PRESTO fatto. L’altro giorno è stata pubblicata all’albo pretorio una delibera di giunta che toglie il divieto di introdurre animali «assoluto e indiscriminato» nell’aula dove il 7 gennaio 1797 si riunirono, per decidere i colori del vessillo, i rappresentanti delle quattro province che avevano dato vita alla Repubblica Cispadana. Rigorosamente vietato introdurre animali nella Sala salvo che siano cani-guida per persone disabili e cani «appartenenti a soggetti che manifestano il desiderio della loro presenza alla celebrazione di matrimoni». Tutto questo a patto che il Comune venga avvertito quando si prenota, e almeno otto giorni prima per adottare tutte le cautele. Il cane dovrà avere guinzaglio e museruola.
MAURIZIO PRATI, il novello sposo, è soddisfatto quando apprende che la giunta è corsa ai ripari. Ma ha qualcosa da eccepire sulle norme «accessorie» all’autorizzazione dei cani ai matrimoni.
La museruola. «Cos’hanno paura? Che i cani gli mangino il Tricolore? Che abbiano intenti iconoclastici verso la nostra onorata bandiera?»
Avvertire otto giorni prima. «Ma non si porta mica dentro un branco di lupi...» La tutela del monumento storico. «Francamente non credo che possano essere i cani a mettere a repentaglio il patrimonio artistico, piuttosto lo sono certi esseri umani che imbrattano i muri: per pulire ci vuole molto più tempo». Otto, York e Lady, nella Sala non andranno più: «Là dentro - assicura Maurizio - quello che dovevo fare l’ho fatto quel giorno lì».
Mike Scullin - Il Resto del Carlino
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