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CREMONA - «Prima mi è stato detto che il cane non poteva entrare, che potevo pranzare ma che dovevo lasciarlo fuori. Per una questione di democrazia e di rispetto degli altri avventori che non volevano il cane vicino. Poi, forse quando ha visto che mi sono fatta prendere dalla rabbia e dall’emozione, il titolare mi ha detto che potevamo sistemarci con il cane in una saletta a parte. Io e gli altri non vedenti, nessuno dei quali con il cane, ce ne siamo andati. Lo abbiamo fatto perchè c’è una legge che parla chiaro e va applicata: una norma che permette ai non vedenti di portare con sè il cane anche nei luoghi pubblici quali, appunto, un ristorante».
 
A denunciarlo è Flavia Tozzi, la presidente della sede dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Cremona. «Avrei potuto chiamare i carabinieri e chiedere loro di sanzionare il ristoratore ma non l’ho fatto - aggiunge -. A me interessa soprattutto che sia chiaro a tutti cosa dice la legge».
 
Le norma, da ultimo quella in vigore dal marzo 2006, prevede non solo la possibilità di portare il cane guida nel locale, ma anche una sanzione amministrativa per chi non rispetta la legge da 500 a 2.500 euro. Il fatto è accaduto in un ristorante pizzeria del centro di Cremona del quale la stessa Tozzi ha chiesto non venisse divulgato il nome.
 
«Altre volte - dice - sono andata in quel locale con il cane e non c’è stato alcun problema. Non credo che ci tornerò. Non capisco cosa sia accaduto. Il titolare ha parlato di democrazia ma non mi risulta che abbia chiesto agli altri clienti se dava fastidio il mio cane, un Labrador che si chiama Wafer e al quale sono, come si può capire, legatissima. Devo anche dire che i cani dei non vedenti sono di solito molto addestrati: se ne stanno sotto il tavolo, vicino alle gambe del padrone e non si muovono».
 
La Zampa

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