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"Il paese sia a misura di animali" Obbligo di porte aperte in tutti gli esercizi pubblici, a eccezione di scuole e ospedali, e sanzioni fino a 500 euro per chi rifiuterà l'ingresso di cani e gatti. Ma molti negozianti non sono d'accordo 
  
Fuorilegge i cartelli "Io non posso entrare". La rivincita degli amici a quattro zampe parte da Cornate d’Adda, in provincia di Milano, dove il sindaco pdl Fabio Quadri firma un’ordinanza che spalanca le porte degli esercizi pubblici e dei mezzi di trasporto a cani e gatti. E per chi non si adegua, multe fino a 500 euro. Uniche eccezioni: scuole e ospedali, considerati luoghi sensibili.
 
«Anch’io ho un cane e ritengo che questa sia una scelta di buon senso — spiega il primo cittadino — Nella maggior parte dei Paesi europei è una norma in vigore già da tempo». Al bar per bere un caffè o al ristorante, negli uffici comunali, tra le corsie dei supermercati o sull’autobus per spostarsi da una parte all’altra della città, l’amico più fedele dell’uomo potrà sempre essere a fianco del proprio padrone. Rimane il guinzaglio obbligatorio per tutti e la museruola per le razze considerate pericolose.
 
Blocchetto alla mano, dalla prossima settimana gli agenti della polizia locale gireranno per far rispettare l’ordinanza. Multe da 25 a 500 euro per le violazioni. Previste sanzioni salate per chi espone cani e gatti in vetrina, anche questo vietato dal nuovo regolamento. Capitolo a parte sono le residenze per anziani, dove l’ingresso degli animali domestici è consentito solo se il proprietario è ospite della struttura.
 
Ma dietro la decisione c’è anche un calcolo economico. L’amministrazione ha puntato forte sul rilancio del turismo, e in città alberghi e bed & breakfast stanno aprendo a ogni angolo. «Vietare l’ingresso dei cani in queste strutture sarebbe stato come tirarsi la zappa sui piedi. Così invece incentiviamo il settore e tutto l’indotto. Spero che anche i comuni limitrofi decidano di adottare questo provvedimento», dice Quadri.
 
Dall’altra parte della barricata i commercianti, molti dei quali hanno già manifestato il loro disappunto. Per loro, l’unica possibilità di tenere in vigore i divieti è presentare per precisi motivi-igienico sanitari all’ufficio Tutela diritti animali.
 
di GABRIELE CEREDA
La Repubblica - Milano.it
 
 

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