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CANE PRESO A CALCI, PROPRIETARI RISARCITI PER DOLORE
24 dic 11 - Dalla Cassazione arriva una sentenza che alle persone vigliacche, violente con i cani degli altri, farà perdere il vizio di maltrattare gli amici più fedeli dei bipedi umani. Un uomo di 71 anni, Domenico G.C., è stato infatti condannato, innanzi alla Suprema Corte, alla multa di 200 euro e a risarcire con altri 300 euro il dolore patito dal cagnolino dei vicini che aveva preso a calci ammettendo anche di averlo fatto. Senza successo l'imputato ha cercato di evitare la condanna "per danneggiamento di animale altrui" sostenendo, in Cassazione, che il cane da lui "sbattuto a terra e preso a calci" non aveva riportato alcun "danno giuridicamente apprezzabile", e nessun "deterioramento".
Ma i supremi giudici hanno fatto carta straccia di questa tesi e hanno replicato che "la sintomatologia rilevata al momento della visita da parte del veterinario era dimostrativa di un processo patologico ancora in corso, come tale integrante malattia e quindi deterioramento". Durante la visita, il dottore aveva riscontrato "dolorabilità del cane a livello del carpo sinistro e della zona mandibolare sinistra". La circostanza che l'animale picchiato nonostante le botte prese dal vicino continuasse a "gradire le sue coccole", circostanza raccolta dalla difesa del 'picchiatore', non è stata presa in nessuna considerazione dai supremi giudici. Ora Domenico G.C., che aveva già avuto contrasti con i vicini, dovrà pagare anche le spese di giustizia anticipate Laura S. e Stefano T., padroni della 'vittima' a quattrozampe. E' stato così confermato il verdetto emesso dal Tribunale di Torino lo scorso 17 febbraio che, a sua volta, aveva convalidato la pronuncia del Giudice di Pace. La vicenda è avvenuta a Balagero (Torino) il 19 luglio del 2006.
"Sentenza esemplare della Corte di Cassazione. E' giusto che a pagare danni e spese sia una persona insensibile al punto tale da dichiarare che un animale preso a calci e sbattuto a terra non soffre di questo comportamento". Lo dichiara il presidente nazionale dell'Enpa, Carla Rocchi, che prosegue: «sarebbe interessante sapere se l'imputato, qualora venisse preso a calci, e certo lo meriterebbe molto più del cane incolpevole, eviterebbe di chiedere i danni affermando che un simile trattamento non produce effetti. Per fortuna la magistratura ha saputo rimettere le cose al loro posto togliendo, speriamo, al 'picchiatore' e ad eventuali emuli la voglia di prodursi in simili mascalzonate". (ANSA)