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I cani e i gatti ucraini e gli Europei di calcio


La mattanza dei randagi. Chi ha assegnato al paese ex Urss l’organizzazione della prossima manifestazione continentale non ha tenuto conto del suo scarso livello civile e democratico
 
In vista dei prossimi campionati europei di calcio, per rendere “igienica” la scena, il fondale, l’Ucraina ha deciso – purtroppo da tempo – di fare piazza pulita dei randagi (cani e gatti). Mentre mia moglie tutte le mattine dà da mangiare a gatti impauriti e diffidenti, alzandosi alle sei del mattino, così come fanno molte “gattare” (tanto di cappello!), l’Ucraina organizza cacce primordiali al randagio per eliminarlo con una brutalità altrettanto primordiale.
 
È come pulire un pavimento sporco di sangue dopo averlo versato. La “pulizia” è necessaria ai fini di uno spettacolo superfluo, ma grandemente vantaggioso in senso materiale. Si tratta di una macchina che produce soldi intorno a un pallone e a ventidue ragazzi in mutande, celebrati da giornalisti esagitati, finti cantori di un evento fintamente epico. Non parliamo, poi, degli spettatori frustrati, alla ricerca di una gratificazione artificiale, effimera, fuorviante.
 
Nulla di male se la cosa rimanesse nell’ambito di una vacanza della ragione e del buonsenso. Semel in anno licet insanire. Fa anche bene (magari alle coronarie non tanto). Tuttavia, in Ucraina non siamo in presenza di una vacanza, bensì di una mattanza. L’Europa cosiddetta seria ha sborsato quattrini per fermare le uccisioni, ma nulla è cambiato dall’inizio funesto che vide l’attribuzione di un evento comunque esaltante, il calcio ad alti livelli insomma, a uno stato poco democratico (vedi la messa in prigionia della leader dell’opposizione, Julija Tymošenko, e il suo trattamento), eppure vogliosi di ben figurare. La storia è brutta e vecchia e sa di nazismo: le vite inutili vanno eliminate! Cominciare dagli animali è cosa facilissima.
 
Pensate: un cane o un gatto vi si avvicinano fiduciosi e non si aspettano certamente una bastonata. Sono esseri, esseri viventi e sensibili, del tutto indifesi. E sono esseri storicamente legati all’uomo. Oggi la loro utilità è di tipo sentimentale, ma senza sentimento non si è niente. Ucciderli, per giunta crudelmente, è offendere a morte il concetto ampio di civiltà, un concetto conquistato a fatica. Chi non tiene conto dei più deboli, per quanto animali (anzi, essi sono proprio lo specchio di certa debolezza umana), è destinato ad agire con brutalità anche sugli esseri umani (vecchi, malati, diversamente abili, ecc.). La mancanza di carità è un assurdo culturale ed è una limitazione esistenziale ormai del tutto improponibile.
 
Si rifletta: per gioco si va a condannare a morte degli esseri indifesi. Per divertimento si uccide e l’uccisione è una volgarissima forzatura, un’azione inutile, frutto di insensibilità.
Non è solo colpa dell’Ucraina, è pure colpa di chi l’ha scelta come terreno ideale per cerimonie ludiche, come se fosse un Paese emancipato.
Non lo è ancora. Ammenda giusta sarebbe revocare la scelta e non disputarela manifestazione. Una protesta civile, insomma. Purtroppo – e spiace per gli animalisti e per le persone sensate – ciò non accadrà: troppi interessi in gioco e, dunque, che si chiudano gli occhi o ne rimanga semichiuso solo uno! C’è di che vergognarsi infinitamente.
Chi scrive ha deciso di non guardare degli scalmanati spensierati su campi rosso sangue.
 
 
Dario Lodi

(LucidaMente, anno VII, n. 78, giugno 2012)
http://www.lucidamente.com/16001-lodi-i-cani-e-i-gatti-ucraini-e-gli-europei-di-calcio/


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