Favelas per cani e gatti: A Caxias do Sul in Brasile la baraccopoli con oltre 1800 Animali

Le "favelas" di solito non fanno notizia in Brasile. Ci si è abituati a quelle baraccopoli ai margini delle grandi città che ospitano milioni di poveri. Ce n'è una, però, che fa eccezione. 

18 Settembre 2012 - Si tratta di un agglomerato di centinaia di casette col tetto in lamiera sparse su una collina nella città meridionale di Caxias do Sul. Praticamente una baraccopoli su un appezzamento di terra di circa 1,2 ettari, fornito dal Comune per far fronte all'emergenza, in cui trovano posto circa 1600 cani e 200 gatti. Molti degli animali che finiscono qui, vengono raccolti per la strada e alcuni sono stati vittime di maltrattamenti, proprio come i cani e i gatti che affollano i nostri rifugi. Anche l'aspetto e quegli occhi tristi e allo stesso tempo pieni di speranza che solo gli animali abbandonati riescono ad avere, sono identici.

Eppure quelle casette col tetto in lamiera hanno un non so che di dignitoso rispetto a tanti canili italiani. I cani sono liberi di muoversi nell'ampio prato e le cucce sono tutte sollevate da terra e con un tetto sopra la testa per quando piove o fa freddo. Un'attenzione che da noi spesso non hanno nemmeno i padroni. Certo, d'estate non sono il massimo. E 1800 animali in quello spazio possono comunque soffrire il sovraffollamento. Ma confronto a certi nostri canili lager, aperti solo per far cassa, questo è un quartiere residenziale.

Il problema principale resta quello di sempre in ogni rifugio del mondo: il numero di animali che arriva ogni giorno supera il numero di coloro che vengono adottati e le difficoltà per trovargli il cibo crescono insieme al numero di ospiti. Secondo l'ONG "Sociedade Amiga dos Animais"che se ne occupa dal 1998, anno della sua apertura, gli animali consumano circa 12 tonnellate di cibo al mese.

La ONG spera comunque di ricevere aiuti finanziari da parte del governo, al fine di migliorare la favela, attualmente in condizioni pietose, e aumentare il numero di animali di cui può prendersi cura impegnandosi al massimo delle proprie capacità proprio perché il numero di animali che ne avrebbe bisogno non è nulla rispetto alle 1800 bestiole che vi hanno già trovato posto.

  
(fonte Iberpress)

Emanuela Zerbinatti

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