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Il Peta contro lo stilista: «E' venuto meno alla promessa di non utilizzare pellicce». La replica del gruppo: «Usiamo solo coniglio» 
 
MILANO - Armani-Pinocchio. Gli attivisti del Peta (People for the ethical treatments of animals) hanno manifestato oggi, con cartelloni giganti raffiguranti lo stilista con un lungo naso, davanti all'Emporio Armani. Obiettivo, prendere di mira «re Giorgio» che avrebbe mentito, assicurando che non avrebbe più utilizzato pellicce, mentre nella nuova collezione autunnale ha presentato giacche e gonne decorate con pelliccia e persino tutine da neve per bambini con inserti in vera pelliccia.
Ad accusarlo è Dan Mathews, vice presidente del Peta, che anni fa lanciò la memorabile campagna-scandalo «meglio nude che in pelliccia» con le top model senza veli. «Non è stato di parola - ha detto Mathews, che ha anche annunciato un nuovo documento filmato, commentato dalla star di «X Files» Gillian Anderson, sugli allevamenti e sui mattatoi per conigli in Francia e in Cina, dove Armani - dice il Peta - si rifornisce.

 
«Per soddisfare un capriccio di lusso sta condannando un numero enorme di conigli ad una vita di sofferenze e a una morte violenta in Cina, nazione in cui non esistono norme di protezione degli animali», aggiunge Dan Mathews che in due decadi di attivismo animalista è riuscito a convincere stilisti del calibro di Calvin Klein, Ralph Lauren e Tommy Hilfiger a rinunciare alle pellicce per sempre.
Il Peta ha anche iniziato a sollecitare le celebrità di Hollywood che indossano i vestiti di Armani e che ne frequentano le sfilate - Tom Cruise e la moglie Katie Holmes, Cate Blanchett, Glenn Close, a usare tutta la loro influenza affinchè lo stilista mantenga la parola data. E l'associazione terrà sotto controllo le star anche in vista del red carpet della notte degli Oscar, prevista per il prossimo 22 febbraio. Una nuova campagna aggressiva, dunque, in un momento in cui la moda sta rivalutando le pellicce.
 
Affidata ad una nota diffusa immediatamente dopo la protesta degli animalisti della Peta, la replica del gruppo Armani: «Abbiamo deciso di rinunciare alla realizzazione di prodotti in pelliccia animale, fatta eccezione per le pellicce di coniglio che derivano dall'utilizzo di capi già comunque impiegati come fonte alimentare». Il gruppo «non può non far notare - si legge ancora - come Peta stia facendo comunque leva sul nome dell'azienda per sensibilizzare l'opinione pubblica, non considerando che la presenza di prodotti in pelliccia nelle collezioni della Maison è sempre stata estremamente poco rilevante, al contrario di quanto accade per altre case di moda che - si fa notare - fanno delle pellicce il loro core business».
 
Il video della protesta su c6.tv
   
corsera
 
Uno dei modelli che hanno scatenato le ire del Peta


 
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