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7 gennaio 2014 - L’inverno il lupo non l’ha mai mangiato, dice il proverbio e davvero in queste gelide giornate i problemi si ripresentano sempre gli stessi, anche per i predatori: a Terni nei giorni scorsi una lupa di quattro anni è stata uccisa a fucilate e in Maremma da novembre sono stati uccisi otto animali, tre solo nell’ultima settimana; sono stati presi coi lacci (due erano ibridi, incroci fra lupi e cani), poi sono stati uccisi a bastonate e fucilate e abbandonati per strada, come segno di ammonimento. Atti dimostrativi.

Senza contare che anche in Piemonte, nella val Chisone prima di Natale, sono stati trovati i resti di un lupo e di alcuni esemplari, che erano stati avvistati le settimane scorse, non ci sono più tracce, cosa che lascia interdetti coloro che sanno quanto la convivenza con questo animale sia possibile e necessaria, per salvare la biodiversità e l’equilibrio ecologico, per incrementare il fascino dei luoghi e conseguentemente il turismo.

Brutte storie di odio nei confronti degli animali, di una guerra ancestrale tra predatori e pastori che non vuole finire anche se oggi ce ne sarebbe la possibilità. Si potrebbero usare proiettili di gomma, reti con luci lampeggianti, cani da pastore maremmani (l’«arma bianca»). Son cose che funzionano. È vero, le predazioni crescono, serve un dibattito aperto, il pascolo brado non funziona più e i pastori vanno aiutati. Ma scarseggiano i fondi. Basta però con «al lupo, al lupo», con la folla che aggredisce i «civili» e ti aspetta dietro l’albero. 

A Grosseto una manifestazione della Lav ha puntato l’indice contro gli allevatori di pecore. «C’è una vera connivenza implicita - dichiara Giacomo Bottinelli, responsabile della Lav di Grosseto - con la quale si garantisce l’impunità di pericolosi criminali. Ogni anno in Maremma si distribuiscono novemila licenze di caccia senza accurati controlli psicologici. Per non parlare dei quasi 90mila cacciatori in Toscana. Stiamo dando armi letali in mano a evidenti squilibrati senza preoccuparci delle conseguenze».

«La Provincia di Grosseto ha ben presente il problema delle predazioni delle greggi - ha scritto il vicepresidente Marco Sabatini -. Da tempo abbiamo avviato programmi per la tutela del lupo e la salvaguardia degli allevamenti». Come il progetto Ibriwolf e Medwolf che hanno previsto, tra l’altro, l’acquisto di reti elettriche e recinzioni. «Condanno con fermezza chi, violando la legge, si fa giustizia uccidendo i lupi - continua Sabatini -. Ma anche chi, per prendere le difese del lupo, distribuisce pubblicamente e superficialmente offese pesanti nei confronti del territorio, delle persone che vi risiedono e lavorano, delle istituzioni che lo amministrano. In entrambi i casi è violenza gratuita».

Giusto, vanno assistiti pienamente gli allevatori, ma loro devono attrezzarsi tenendo le bestie nei recinti la notte, dotandosi di cani con collare chiodato, per sostenere una lotta altrimenti impari. Il progetto «arma bianca», ad esempio, del Wwf, propone da anni gli ottimi pastori maremmani. Certo, le cose per i margari sono cambiate e dobbiamo difendere gli ultimi lavoratori della montagna: meriterebbe uno stipendio elevato chi vuole salire d’estate a guardare le bestie, forse tanti giovani lo farebbero, imparerebbero volentieri. Sarebbe meno umiliante o faticoso che starsene in qualche call center a rodersi il fegato, o dietro al bancone di un bar. 

Ma che sciocchezza è prendersela col lupo. Lui deve rimanere nelle nostre valli, il suo ritorno è simbolo di natura rigenerata: non credete al populismo di chi lo descrive come un malvagio assetato di sangue, non torniamo ai soliti cliché, diffusi dall’alto medioevo o anche solo una manciata di decenni orsono. Ma è un transfert, siamo noi i peggiori nemici della natura. 
http://www.lastampa.it/2014/01/05/societa/lazampa/al-lupo-al-lupo-e-ricomincia-la-strage-NjUXjyU3Ew56Y0Pv4pf1GJ/pagina.html

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