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Non si vede il mare dalla campagna assolata.

 Le cicale nel lungo cantare confondono le grida dei bimbi che giocano al sole.

Confusa forse, tra i rifiuti che costeggiano la strada, il mio esile corpo sembra un'ombra dipinta.

Neppure la morte, passando si è fermata a raccogliermi, solo il vento si è affiancato al dolore.

Non c'è passaggio nell'arsa campagna, i miei occhi quasi spenti confondono i colori che disegnano tutto intorno,  profili indefiniti.

 Solo la luna sembra impietosisrsi al mio silenzio e nella notte dove il lamento sveglia il buio, quella luce sembra disegnare un cerchio caldo che mi riscalda il cuore.

Non so da quanto tempo sono immobile su questa strada, quasi fossi inchiodata al terreno per non poter fuggire.

 La mente e i ricordi sono una girandola che volteggia impazzita, mentre cerco di spostarmi verso un'ombra che sembra divertirsi nel fuggire.

Quante albe ho visto nascere, immobile nel mio sepolcro, è il rumore delle auto che mi desta dalla lenta agonia, quasi volesse coprire il lamento dell'anima.

Non so quanto tempo è passato da quando conobbi la gioia, troppo debole per aprire il cassetto dei ricordi, troppo lontana dalla vita che si è allontanata lasciando posto al tormento, di un corpo straziato dall'indifferenza di chi il cuore ha dimenticato.

Un cane sa pensare ed insegue il piu' bello dei ricordi anche nel giorno della fine.

Mi acciambello quasi per difendermi da un cielo che non dona nulla se non spade infuocate che mi traffigono le ormai deboli ossa rivestite dalla sottile pelle che si sfalda al mio muovermi.

 Neppure la lingua riesce a muoversi, perchè il dolore paralizza i sensi e cerco strisciando di assaporare i fili d'erba bagnati di rugiada nelle prime ore dell'alba.

Sto morendo, la speranza l'ha portata via il vento che implacabile soffia, quasi volesse spostarmi per proteggermi dal rombo assordante delle auto in corsa.

 Penso agli angeli, ai miei fratelli che con suoni di arpe celesti mi stanno chiamando, lassù forse ci saranno i ruscelli e i verdi prati, forse lassù non avrò più paura.

 Un calore diverso mi pervade l'esile corpo quasi quell'angelo si fosse inginocchiato a rccogliermi.

 Nel lento abbandono i miei occhi velati e stanchi scorgono un dolce viso che si accosta al mio capo, dispensando carezze. Gli angeli non hanno forma, penso fra me e me.

All'improvviso, quasi per incanto quel volto si delinea al mio guardare. Non è un angelo celeste, seduto accanto a me, è una fata arrivata dal nulla, che con delicatezza mi abbraccia, quasi volesse ripulirmi da tutto il dolore inferto.

Claudia, questo è il nome che la dolce fata col viso d'angelo, mi ha dato.

Sono in clinica ora, i miei occhi sono stanchi, ma la voglia d'incontrare i suoi mi dà la forza di tenerli aperti.

Non riesco ad alzarmi, distesa su un lettino riesco a malapena a mangiare, ma voglio vivere ora, voglio sperare insieme a quella fata venuta dal nulla, è da Lei che voglio andare domani.

Sono Claudia e questa è la mia storia, storie che si ripetono sotto gli occhi estranei di coloro che il cuore  hanno bendato.

Sono stanca adesso, i miei occhi si abbandonano al sonno, mentre il cuore si apre al pensiero che al mio risveglio, sarò accanto alla fata vestita da angelo. Non andrò dai fratelli che con suoni di arpe celesti mi hanno indicato la via.

Guarirò domani, voglio ancora guardare quegli occhi che mi hanno ridato la vita, è in quelle braccia che voglio vivere.

Il cielo è lontano ormai, gli angeli celsti possono aspettare. 

Lilly Bassani


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